IL MESSAGGERO VENETO
16 novembre 2013
«La Tav lungo la rete esistente, così si riducono anche i costi»
Il commissario straordinario Mainardi illustra il progetto per la linea
ferroviaria ad alta velocità. Investimento di 7,4 miliardi. «La politica
sia cosciente delle decisioni strategiche per il territorio»
UDINE. Ha detto no alla linea costiera «perché non trova la
condivisione della popolazione» e ha sempre invitato le amministrazioni e
i governi di turno a guardare in modo pragmatico l’obiettivo dell’alta
velocità ferroviaria, a guardare prima al potenziamento, possibile,
della linea esistente.
Perché il progetto Rfi del 2010, da Mestre a Ronchi, è quello di una
linea ad alta capacità e perché «si ipotizza una velocità massima di 250
chilometri l’ora, quando oggi, sulla linea esistente, si potrebbero
raggiungere i 200 chilometri orari. Di cosa parliamo?».
Bortolo Mainardi, commissario straordinario della linea Av/Ac da Mestre
a Ronchi, torna su un tema a lui caro, quello di uno sviluppo
infrastrutturale integrato al paesaggio, condiviso dalle comunità e
sostenibile economicamente. Lo fa con la schiettezza che lo
contraddistingue ma «da professionista – ci tiene a precisare –. A me
spetta l’analisi e la proposta, le scelte sono compito della politica».
Commissario pochi giorni fa a Trieste, il Ministero delle
Infrastrutture ha confermato la priorità della Tav a Nordest ma ha anche
detto che non basta più, che servono nel frattempo interventi che
migliorino la linea esistente come l’eliminazione dei passaggi a
livello. Le stanno dando retta?
«Naturalmente non posso che apprezzare questa linea, ma non credo che
il Ministero si muova in questa direzione perché l’ho detto io. Sta
nella logica del buon senso, anche perché in pochi anni il mondo è
cambiato e quindi tutte le priorità, anche quelle dei grandi
investimenti, vanno riviste sotto una nuova luce. Io parto da un
assunto: tutte le opere devono essere compatibili con l’ambiente, devono
trovare il consenso della comunità su cui ricadono e devono essere
sostenibili finanziariamente».
Requisiti che però non sembrano esserci in Italia. Ce la possiamo ancora permettere un’opera come quella pensata nel 2010?
«Tra le criticità che ho riscontrato c’è sicuramente quella delle
risorse e va affrontata in un quadro complessivo. L’investimento per la
tratta di cui parliamo è stimato in 7,4 miliardi».
Perché la Tav non è l’unica opera su cui puntare?
«Nel senso che la logica dei corridoi è ben più complessa e che il
Friuli Venezia Giulia, per esempio, deve guardare con molto interesse
anche il corridoio Adriatico Baltico. E poi gli investimenti ferroviari
vanno messi in relazione con quelli autostradali».
Anche il consenso di cui lei parla non è così radicato, basti pensare al movimento dei No Tav ...
«Quando parlo di consenso intendo che le rimostranze delle popolazioni
devono essere tenute in debita considerazione, purché sia il rigore
scientifico dell’analisi a generare una contrarietà. Non è accettabile
invece una posizione ideologica. Nel caso del Veneto e del Friuli
partiamo da una sostanziale condivisione sulla necessità di avere una
linea ferroviaria moderna e competitiva ed è per questo che non vanno
illusi i territorio con progetti dai costi faraonici».
I governatori Zaia e Serracchiani hanno chiesto al Ministero di
studiare “una terza via” alternativa al tracciato 2010 della
Mestre-Ronchi. È soddisfatto?
«Credo che lo siano prima di tutto i territori e quello conta. La
politica ha i suoi tempi, l’importante è che ci sia coscienza nelle
decisioni, che si diano risposte concrete ai problemi e non promesse
astratte».