VARIE NO TAV

NESSUN FRECCIA ROSSA PER ABEIL
.... aveva 17 anni Abeil, eritreo scappato dal suo paese, dalla guerra, la pulizia etnica, la fame ... un viaggio  interminabile e spaventoso eppure era stato più fortunato di decine di  migliaia di altri. Aveva resistito al deserto, alle angherie e violenze dei trafficanti di esseri umani. Chissà dove aveva trovato il coraggio di salire su quel fatiscente barcone per attraversare il Mediterraneo, ma ce l'aveva fatta. L'agognata terra ferma e poi, risalita tra altre peripezie la penisola, deve essergli uscito un gran sorriso difronte la stazione di Bolzano ... ora gli mancava proprio un nulla, un comodo treno OBB per la Germania. I soldi del biglietto li aveva, poche ore e sarebbe stato a Francoforte da alcuni suoi familiari e coi suoi 17 anni tutta una vita davanti e 1000 sogni e speranze da potersi nuovamente permettere.
Ma subito l'amara sorpresa, su quel treno lui non poteva salirci, biglietto o non biglietto. Controllori travestiti da poliziotti o poliziotti travestiti da controllori, lo avrebbero immediatamente fatto scendere. Senza nemmeno chiedergli il nome, i documenti ... sarebbe bastato loro un veloce, semplice controllo visivo perché Abeil il passaporto con stampato "rejected", lo aveva incollato in faccia ... la sua faccia nera.
Ma non si era perso d'animo Abeil e quando aveva visto quel lungo treno merci diretto a nord, pensato fosse una sciocchezza rispetto a quanto passato, nascondersi in un vagone ...
Non importa l'esatta dinamica, Abeil è morto a 17 anni stritolato dalle ruote di un treno.
Poco più a nord non si sono mai fermati i lavori per il tunnel di base del Brennero, passaggio fondamentale per il corridoio europeo ultraveloce Scandinavia - Malta.
Poche domeniche fa, mentre Abeil era ancora impaurito tra le onde o risaliva con mezzi di fortuna l'Italia, "porte aperte" alla galleria, famigliole, giovani, vecchi invitati ad ammirare l'avveneristica opera ... il "pi.erre" di turno ad illustrare con retribuito orgoglio, le mirabolanti tecnologie usate e soprattutto la assoluta importanza ed irrinunciabilità ... "ce lo chiede l'Europa, ce lo chiede un mondo sempre piu vicino e libero che ha bisogno di percorsi sempre piu veloci, mar Baltico e Mar Mediterraneo finiranno per toccarsi ..."
Parole che stridono, parole che diventano blasfeme rispetto al terribile viaggio intrapreso da Abeil ... e c'è solo orrrore tra quei binari dell'alta velocità ed i binari macchiati del sangue di Abeil.
Qualcuno può forse respingere questo parallelo e come nel caso, la primavera scorsa, delle affermazioni razziste riferite ad un simpatizzante NoTav, sostenere che la lotta al Tav Brennero-Verona è ben distinta e specifica ed altro non deve interessare. Niente di più sbagliato e soprattutto stupido e controproducente.
Il Tav Brennero-Verona come tutte le grandi male opere è imposto da un ben preciso modello di vita e modello socio-politico. Ed è solo combattendo, stravolgendo, abbattendo  questo modello che bloccheremo veramente il Tav.
Questo stesso modello di vita e socio-politico, qualche mese fa, ha inaugurato un nuovo treno: il treno dell'apartheid.
Abeil non è morto per una tragica fatalità, 
Abeil è stato ucciso. 
Ucciso da quello stesso modello di vita connesso alle grandi male opere.

alcune compagne/compagni NOTAV NOBORDERS
 
 
 
CHI HA PAURA DEL MOVIMENTO NO TAV?
Lo scorso autunno a Mattarello i promotori del Tav del Brennero hanno gettato la maschera. Nel silenzio sull'iter progettuale e nonostante le rassicurazioni di rito sulla volontà di coinvolgere la popolazione, nella notte del 27 ottobre una trivella viene scortata da un ingente reparto di polizia in località Novaline. Devono aver pensato che sarebbe bastato mostrare i muscoli per spaventare il movimento No Tav. Così la trivella, destinata ai carotaggi propedeutici alla realizzazione dell'Alta Velocità Ferroviaria, viene lasciata incustodita per tutta la notte. Il giorno successivo, all'alba, un buon numero di No Tav occupano il cantiere e constatano l’avvenuto decesso dell'odiosa trivella. All’arrivo degli operai e della polizia i e le No Tav restano comunque a bloccare i lavori fino a quando non vengono forzatamente portati/e in questura. Cinque No Tav restano sulla trivella per dodici ore! Il 7 novembre, dopo che la trivella viene rimessa in funzione, i No Tav ci riprovano. Con astuzia e senza necessità di usare la forza, riescono a superare i cordoni di polizia e sei persone arrivano ad arrampicarsi sopra la trivella, bloccandone i lavori fino a notte. Una forte solidarietà si manifesta sia nel corso della giornata ma soprattutto la sera del 31 novembre, quando più di trecento persone, tra cui molti abitanti di Mattarello, attraversano in fiaccolata le vie del paese. Il 14 Novembre oltre mille persone scenderanno in piazza a Trento per ribadire e sostenere le ragioni No Tav. Questa solidarietà e questa forza devono aver fatto molta paura ai signori del Tav, sia perché hanno costretto a parlare pubblicamente dei lavori per il TAV in Trentino sia perché sono riuscite ad ottenere un risultato concreto importante: il ritiro dai lavori di carotaggio da parte della Landservice, ditta proprietaria della trivella danneggiata. Non ci stupiamo quindi che in questi giorni sia arrivata la risposta della Procura di Trento a quelle giornate di lotta e di mobilitazione popolare. A 25 persone sono stati notificati altrettanti decreti penali di condanna (multe dai 3500 ai 5000 euro) con i quali l'apparato posto a difesa del Tav ci presenta il conto. Lo fa con l'arma della repressione economica, sanzionando con multe l'impegno in difesa del territorio, come si addice a chi fa del denaro il valore supremo. A questo attacco rispondiamo che chi viene colpita/o dalla repressione non sarà lasciato/a solo/a, perché sempre più persone sono convinte della necessità di opporsi concretamente a questa grande opera distruttiva ed inutile. Condividendo questa convinzione, solo pochi giorni fa Alex Zanotelli ha voluto dedicare il premio “trentino dell'anno” a chi si batte contro il Tav. In un mondo in cui il senso del giusto è sempre più distante da quello del legale, la solidarietà attiva è uno strumento nelle nostre mani. Come sta succedendo in Val Susa in questi giorni dove, a seguito della decisione di alcuni/e No Tav di violare le misure restrittive imposte nel corso dell’ennesima operazione repressiva, si è creato un presidio a loro protezione, una vera e propria barriera umana, per evitare che siano portati via dalla polizia. Perché, con le parole di Nicoletta, No Tav sessantenne colpita da una misura cautelare: “la nostra lotta è forte, lottiamo per il diritto di tutti a vivere e vivere bene. Lottiamo non solo per la nostra valle ma per un mondo più giusto e vivibile per tutti e quindi rispetto a questo noi non abbiamo paura, non ci inginocchiamo davanti a nessuno. Siamo nati liberi, liberi rimaniamo”. Forti di questa consapevolezza, è un dovere nei confronti di noi stessi/e e del futuro di tutte e tutti quello di manifestare solidarietà contro la repressione, in Valsusa come in Trentino. Lo faremo partecipando numerosi alle udienze del processo “trivella” che si terrà in autunno, ma anche rilanciando le iniziative di lotta e di incontro, le quali saranno anche occasioni per raccogliere fondi per le spese legali. Come quella dell’8 luglio con i Pan de Capazo e come sarà la due giorni di discussione ed eventi del 27 e 28 agosto. Solidarietà ai/alle colpiti/e dai decreti di condanna!
La repressione non ci ferma.
Avanti No Tav!
Assemblea del Presidio Acquaviva e Resistente,
3 Luglio 2016


Quando la misura è colma.
Contro la repressione ai danni dei no Tav.
La montagna ha partorito un topolino. Ma è un topolino che fa male: la foto di Marisa, indomita 71enne pur costretta ad appoggiarsi ad un bastone, che dal 21 giugno deve recarsi alla stazione dei carabinieri per l'obbligo di firma a cui è sottoposta, è il risultato più grottesco della nuova operazione della Procura di Torino contro il movimento No Tav, o meglio contro la gente della Val Susa e non può che suscitare innanzitutto indignazione da parte di ognuno con un po’ di coscienza.
Il 21 giugno 20 No Tav  di ogni età hanno ricevuto altrettanti avvisi di custodia cautelare: 2 in carcere (poi annullati per vizi di procedura), 9 ai domiciliari e gli altri/e obblighi di firma. Ad un anno dalla manifestazione del 28 giugno queste le conclusioni del magistrato Rinaudo, noto “pm con l’elmetto”.
Quella domenica, l’invito del popolo della Val Susa a ricordare il violentissimo sgombero della Libera Repubblica della Maddalena, era stato raccolto da migliaia di persone, uomini, donne, ragazzi, bambini da ogni città. Un unico comune denominatore: la difesa dell'ambiente, della terra, dell'acqua, dell'aria pulita, un No alle devastazioni, un No al Tav.
Il divieto prefettizio di percorrere strade che appartengono da sempre solo agli abitanti e non alle truppe di occupazione ed allo Stato che rappresentano, era stato violato. Due cancellate, appositamente erette per impedire l'accesso alla centrale di Chiomonte, turpe simbolo della militarizzazione di una intera valle, erano cadute durante un “tiro alla fune” collettivo. Due azioni durate pochi minuti, colpite duramente sul campo: uso dell’idrante ed una infinità di lacrimogeni da una parte, coraggio, determinazione e qualche petardo dall'altra. Nessun scontro diretto. Come sempre molto diversa la realtà da quanto poi la raccontano i mass media.
A manifestazione conclusa, un furgone (nessun segreto, aveva anticipato il corteo per tutto il giorno), viene fermato e controllato. A bordo rinvenuto vario materiale, molto autocostruito, kway, qualche maschera antigas, occhialini da piscina, petardi, bottigliette d'acqua, qualche bastone ...  Il giorno dopo la Digos lo mostra "orgogliosa" a tv e giornali e si torna a parlare e sparlare del fantomatico blocco nero. A bordo di quel furgone aveva trovato un passaggio Marisa e non poteva essere diversamente date le sue difficoltà di deambulazione. Per questo un anno dopo Marisa, 71 anni, è una pericolosissima black bloc, costretta a firmare ogni giorno dai carabinieri perché, secondo la Procura, potrebbe scappare.
Ma scappare dove, lei e gli altri ultrasessantenni colpiti da ugual misura? Tutte persone che da 20 anni non scappano e lottano per la loro terra, per lasciarla uguale a figli e nipoti, mettendoci senza paura la propria faccia in ogni momento? Ed adesso vorrebbero fuggire?
Siamo di nuovo all'incredibile, al grottesco, al ridicolo se non fosse che va a vigliaccamente ledere la libertà dei nostri compagni e dimostra per l'ennesima volta la feroce volontà persecutoria e vendicativa dello Stato.
Quella domenica molti No Tav del Trentino c'erano, con lo striscione del presidio Acquaviva e Resistente in bella vista.
E ci siamo un anno dopo ad esprimere tutta la nostra vicinanza e solidarietà.
Ma oggi c’è molto di più.
In una affollatissima, spontanea assemblea a Bussoleno, alcuni dei No Tav sottoposti alle misure ristrettive, hanno dichiarato pubblicamente che non le rispetteranno, perché considerate illegittime. Il carcere non spaventa e non li ferma. Da quel giorno si è creato un presidio permanente a difenderli, una barriera umana che appoggia concretamente la loro scelta.
Non possiamo che fare nostri questo atto di coraggio, coerenza e determinazione che da preziosa linfa, a dimostrare che il sentiero intrapreso da ovest ad est delle Alpi è quello giusto e nessuno può fermare la lotta NoTav.
Tutte e tutti liberi subito!
26 Giugno 2016 Presidio No Tav Acquaviva Resistente (Trento)



CONTRO IL TAV, CONTRO IL RAZZISMO
Nelle scorse settimane i giornali hanno riportato una frase di Filippo Degasperi. In risposta ad una protesta dei migranti in merito al cibo loro fornito dal centro profughi di Marco, il consigliere provinciale del Movimento 5 stelle ha dichiarato sul suo profilo Facebook: “la soluzione è semplice: da domani maiale a colazione, pranzo e cena. Chi non lo gradisce può tornare da dove è venuto”. All'interno del Comitato No Tav di Trento si è aperta una discussione sull'opportunità di intervenire sulla questione. Pur riconoscendo al consigliere Degasperi di essersi attivato in più occasioni contro il progetto della nuova ferrovia del Brennero, abbiamo deciso di rendere pubblico il nostro punto di vista dentro il movimento No Tav trentino, seppur consapevoli che questo potrebbe urtare la sensibilità di alcuni che hanno condiviso con noi la lotta contro l'alta velocità. Se abbiamo deciso di farlo è perché crediamo che la questione non sia affatto secondaria o slegata dall'ambito delle lotte notav, a maggior ragione quando, proprio il Brennero, torna ad essere confine vero per i migranti riproponendo, anche a pochi chilometri da noi, il triste spettacolo che abbiamo già visto altrove. Vogliamo prima di tutto ricordare come in qualsiasi struttura che si fondi su una logica di concentrazione, isolamento e passivizzazione delle persone che vi vengono rinchiuse, il pasto diventa uno dei pochissimi momenti di piacere e socialità. In queste condizioni una protesta sul cibo può diventare occasione di riaffermazione della propria dignità e libertà calpestate, come può succedere in un carcere o alla mensa di una fabbrica. E probabilmente non servirà ad ottenere più rispetto nei confronti dei rifugiati di Marco ricordare la notizia della violenza sessuale, poi rivelatasi inventata, che aveva scatenato una vera caccia al profugo, con tanto di prelievo forzato di massa del DNA, paginoni allarmistici dei giornali e presidio di Forza Nuova in paese. Nessuno ha chiesto scusa ai profughi di Marco per quella vicenda di appena un anno e mezzo fa. Noi restiamo invece convinti che la solidarietà con i profughi e la contrarietà all’alta velocità non possano essere disgiunte. Si tratta infatti di riconoscere che la logica economica alla base delle grandi opere, saccheggiando le risorse di intere popolazioni e approfondendo la crisi climatica, crea i presupposti per la produzione di esodi di massa su scala globale. Solidarizzare con chi fugge dai disastri del modello capitalista è quindi imprescindibile per chi vuole reagire a tali disastri e opporsi ai suoi artefici. Per noi questa solidarietà è l’essenza stessa del movimento No Tav. Fino ad una decina di anni fa erano razzisti dichiarati come Borghezio o Calderoli a proclamare il “maiale day” contro le moschee. Oggi anche una figura come Degasperi può dichiarare di voler costringere dei rifugiati musulmani a mangiare il maiale ed essere bonariamente considerato un provocatore. Anche questo deve far riflettere tutte e tutti. La frase di De Gasperi ha un significato razzista inaccettabile. Il fatto che sia stata detta da un rappresentante istituzionale in una fase storica di risvegliato populismo xenofobo la rende ancora più grave. A nostro avviso è proprio in momenti come questi che occorre la massima chiarezza. Il movimento No Tav del Trentino è aperto a tutti quelli che condividono la lotta contro l’alta velocità e chiunque è invitato a parteciparvi in prima persona, fuori da qualsiasi logica di delega e rappresentanza, senza discriminazione di appartenenza politica, religiosa, etnica, di genere od orientamento sessuale. Questo non significa che non sia possibile un confronto, anche acceso e finalizzato a una riflessione collettiva, su questioni riguardanti il Tav e il mondo che lo produce. Per noi lottare contro il Tav non significa soltanto lottare contro la costruzione di un treno o contro un’opera inutile e devastante ma significa, prima di tutto, lottare per la dignità e la vita degli esseri umani, senza discriminazioni, ed è con questo spirito che manifestiamo la nostra ferma contrarietà a prese di posizioni razziste come quelle del consigliere Degasperi.
03 marzo 2016
Comitato Notav di Trento