sabato 28 settembre 2013

Sciopero della fame contro il tracciato dell’Alta velocità

LA NUOVA VENEZIA
28 settembre 2013
Sciopero della fame contro il tracciato dell’Alta velocità
SAN DONÀ Digiuneranno a turno, un giorno per ciascuno, per protestare contro l’ipotesi di tracciato litoraneo dell’Alta Velocità (Tav) Venezia-Trieste. Ma anche contro i «mega Piani di Assetto del territorio» e tutti quegli interventi che, anche nel Veneto Orientale, prevedono la distruzione del territorio, con milioni di metri cubi di cemento. A promuovere l’iniziativa sono i volontari del circolo Pascutto-Geretto di Legambiente. Un’idea nata sulla scia del digiuno che nelle scorse settimane ha già attuato don Albino Bizzotto. Saranno una decina i soci del circolo che inizieranno il loro sciopero e intendono portarlo avanti almeno fino al 5 e 6 ottobre, quando Legambiente, insieme alle associazioni locali, ha già programma un’iniziativa a Caorle per dire no agli interventi edilizi previsti su Valle Vecchia. Ma in primo piano adesso c’è di nuovo la Tav. Lunedì a San Donà Legambiente e le associazioni di categoria degli agricoltori presenteranno un pacchetto di iniziative per rilanciare la protesta contro il tracciato litoraneo. «Ancora una volta ci troviamo di fronte all’ennesimo passo in avanti di questo progetto assurdo e, a parole, non voluto da nessuno. Purtroppo i fatti dimostrano il contrario», attacca Maurizio Billotto di Legambiente, «sembra addirittura che nessuna delibera sia giunta in commissione di Valutazione ambientale, ma chi si vuole prendere in giro?». Legambiente ricorda di aver presentato anche ricorso alla Corte europea per i diritti dell’uomo, evidenziando le violazioni da parte della Regione delle direttive sulla partecipazione e la valutazione dei progetti. «Ora ci troviamo nuovamente a riaprire un dibattito che, a distanza di tre anni, non sembra aver fatto nessun passo in avanti. L’unica cosa che continua ad andare avanti sono i costi del progetto, che nessuno vuole», conclude Billotto, «chiediamo uno scatto d’orgoglio della politica. Chiediamo siano rispettati gli impegni assunti, finora, a parole. Tutti, dall’amministratore locale al parlamentare, hanno responsabilità sull’accaduto. Terminato il valzer delle accuse, chiediamo una sola cosa: atti concreti». Intanto il consigliere regionale Bruno Pigozzo (Pd) ha presentato un’interrogazione a risposta immediata per chiedere quali iniziative intenda attuare la Regione per rimediare alla «clamorosa inerzia» del governatore Zaia rispetto alla bocciatura del tracciato litoraneo. Giovanni Monforte

venerdì 27 settembre 2013

«Tav in gronda, scelta scellerata»

27 settembre 2013
LA NUOVA VENEZIA
«Tav in gronda, scelta scellerata»
MESTRE «Non è stata solo una svista, ma c’è una precisa volontà della Regione di far passare il treno ad alta velocità e alta capacità lungo la gronda lagunare». L’affondo arriva dall’assessore comunale all’Urbanistica Andrea Ferrazzi dopo che ieri la presidente della Provincia, Francesca Zaccariotto, da un lato e il segretario provinciale del Pd, Michele Mognato, dall’altro, avevano contestato la Regione per aver tenuto nascosta nei cassetti l’ipotesi di tracciato Tav, condiviso con i Comuni, che prevede l’affiancamento all’A4. Eppure, dice Ferrazzi, le responsabilità della Regione sono ben maggiori. Perché non solo ha tenuto a prendere la polvere il tracciato lungo l’A4 ma anche perché nella variante al piano regionale di programmazione urbanistica ha volutamente inserito il tracciato che attraversa la gronda lagunare, progetto già sonoramente bocciato da Ca’ Farsetti e contro il quale si è espresso tutto il territorio coinvolto. «Una scelta che non tiene conto nemmeno del Pat votato dal Comune» aggiunge Ferrazzi «e per questo assolutamente priva di senso». Come si ricorderà il Comune di Venezia ha già presentato ricorso al Presidente della Repubblica contro la variante urbanistica della Regione che ha ritirato fuori dal cappello la variante litoranea della Tav. La variante urbanistica della Regione preoccupa Ca’ Farsetti anche «per i vincoli che impediscono la riqualificazione di aspetti importanti della città». Vincoli relativi agli interventi nel raggio di due chilometri da stazioni e caselli, e che vincola edifici considerati, sul piano architettonico, esempi del Novecento, come ad esempio l'ex palazzo delle Poste di piazzale Favretti, simbolo della corrente del "Brutalismo" o il quartiere Circus di Chirignago. Solo due, tra i più significativi, dei 42 edifici vincolati a Mestre dal comitato scientifico del Ptrc, cui se ne aggiungono 20 tra Lido e Mazzorbo, e 36 in centro storico.

giovedì 26 settembre 2013

Mognato e Zaccariotto contro la Tav litoranea

26 settembre 2013
LA NUOVA VENEZIA
Mognato e Zaccariotto contro la Tav litoranea

MESTRE «È davvero imbarazzante il balletto di responsabilità cui stiamo assistendo». Dopo il primo via libera al progetto “litoraneo” di Italferr della Tav tra Venezia e Portogruaro, il progetto che i Comuni, Venezia in primis, non vogliono, il Pd ieri è intervenuto con il segretario provinciale Michele Mognato per dire ancora una volta no a un tracciato «diseconomico e impattante oltre i limiti della sostenibilità». E confermare che la via giusta è il tracciato alternativo indicato dal commissario, ma mai arrivato a Roma perché rimasto in Regione. In due anni di lavoro, ricorda Mognato, di incontri con categorie, sindaci, comitati si è arrivati nel maggio 2011 ad una proposta di altra Tav, con lo sviluppo del tracciato in adiacenza all’A4 o in affiancamento alla ferrovia storica per Trieste. Mognato continua: «Avevamo apprezzato le conclusioni del commissario straordinario e registrato le tardive prese di posizioni della Provincia di Venezia e della Regione Veneto». Situazione paradossale “ai limiti della schizofreni” quella attuale: la Commissione Via si è espressa «sul tracciato litoraneo perché in più di un anno nessuno ha trasmesso le ipotesi alternative ai fini della loro valutazione, e il relativo dossier è rimasto dormiente in un qualche cassetto della Regione Veneto». E attacca: «Si faccia immediatamente chiarezza sul perché la catena istituzionale si è miseramente interrotta, e si individuino le responsabilità precise di tale interruzione, a partire dalla Regione Veneto e dal suo Presidente». Ora il Governo, prosegue Mognato, «assicuri l’invio dello studio del commissario alla commissione Via» e «riavvii la procedura, per garantire ai territori della provincia di Venezia e del Veneto orientale una scelta rispettosa delle volontà democraticamente espresse e tecnicamente verificate e validate». Un intervento della giunta Zaia per approvare il progetto alternativo viene chiesto dai consiglieri regionali Tiozzo e Pigozzo mentre la Filt Cgil veneta con Ilario Simonaggio parla di “figuraccia” della Regione. Dura anche la presidente della Provincia Francesca Zaccariotto: «Così si incrina la fiducia dei cittadini nelle istituzioni. Quello che è successo dimostra che la comunicazione tra livelli istituzionali ancora una volta non ha funzionato. Il fatto è molto grave». E continua: «Abbiamo affermato in tutti i modi, e in tempi consoni, che il primo progetto della Tav, cosidetto basso, così come previsto non va bene. Il percorso proposto è costosissimo, insiste su aree oggetto di recenti azioni di bonifica agraria e dunque prevalgono fattori negativi di consumo di territorio». La Zaccariotto conferma l’intenzione di chiedere alla Regione «che è il nostro interlocutore, un chiarimento. Credo ci debba delle spiegazioni. Quanto è successo sembra il teatro dell’assurdo, un dialogo tra sordi».(m.ch.) 

TAVOLO TAV/AC VENEZIA -TRIESTE

TAVOLO TAV/AC VENEZIA -TRIESTE
Comunicato del 26 settembre 2013
“Credo sia davvero arrivato il momento di fare chiarezza e di fare il punto su tutta la questione relativa all’attraversamento del Veneto Orientale e della Bassa Friulana del tracciato relativo alla Alta Velocità/Capacità ferroviaria da Venezia all’Isonzo, dopo la ridda di voci,appelli e prese di posizione apparse in questi giorni su tutti i quotidiani locali”. Così si è espresso il Vicesindaco ed Assessore alle infrastrutture del Comune di Portogruaro Luigi Villotta incontrando il sindaco di Bagnarìa Arsa Cristiano Tiussi, coordinatore dell’assemblea permanente dei 19 comuni friulani interessati alla realizzazione della importante e tanto discussa opera infrastrutturale.
"Si è proprio voluto iniziare sentendo la voce dei sindaci della Bassa Friulana perché è evidente, al di là di ogni procedura seguita e da seguire, come si potrà bypassare il Tagliamento se il tracciato veneto non dovesse collimare con quello friulano. Bisognerà allora capire bene se la concreta realizzazione riguarderà l’ammodernamento ed il potenziamento dell’attuale linea ferroviaria storica, con la possibile variante del nodo di Latisana, oppure il tracciato litoraneo con l’innesto a fianco della nuova terza corsia della A4 Venezia/Trieste proprio nella frazione di Lison, nel comune di Portogruaro. Tracciato litoraneo che oggi – sembra – essere l’unico legittimato ad esistere a livello romano, malgrado la netta opposizione degli enti territoriali veneti interessati, Provincia di Venezia in testa, e la alternativa proposta e portata avanti dal commissario Bortolo Mainardi.” L’argomento sarà oggetto di trattazione nella Conferenza dei Sindaci del Veneto Orientale di lunedì prossimo 30 settembre, come del resto sarà affrontato dalla conferenza permanente dei sindaci della Bassa Friulana.
“Contiamo di portare,al più presto, tutti i soggetti interessati attorno ad un unico tavolo, magari proprio in riva al Lemene facendosi promotori di una “esigenza” diventata ormai impellente e necessaria- ha continuato l’Assessore Villotta - ed è proprio per questo che si è già provveduto ad informare di questa possibile iniziativa i governatori delle due regioni. Ovviamente a questo tavolo, oltre al commissario straordinario, a RFI e alle categorie imprenditoriali, dovranno sedere anzitutto i rappresentanti degli Enti locali interessati, perché è unanime il parere che non si possa andare contro la volontà della gente. Rimane poi da approfondire bene cosa si intenda, relativamente al nostro territorio, per realizzazione di una infrastruttura Alta Velocità/Capacità, perché risulta fondamentale il suo rapporto con la previsione dei “Corridoi Europei” verso il Nord e l’Est Europa, il collegamento con il “Sistema Portuale” dell’Alto Adriatico e non ultimo lo sviluppo economico locale attraverso i collegamenti con i poli logistico-intermodali di Portogruaro/Fossalta e Pordenone. Proprio quest’ultimo argomento è stato affrontato nei giorni scorsi, insieme al Sindaco, Antonio Bertoncello, e al Sindaco di Pordenone, Claudio Pedrotti.”  

mercoledì 25 settembre 2013

Tav alla conferenza dei sindaci

25 settembre 2013
LA NUOVA VENEZIA
Tav alla conferenza dei sindaci
SAN DONÀ Tav, il tratto Venezia-Trieste sarà sul tavolo dei sindaci del Veneto Orientale. Integrato l’ordine del giorno della conferenza, convocata per lunedì a Portogruaro. Tra i punti in discussione, il progetto di linea ferroviaria ad alta velocità/alta capacità tra Venezia e Trieste. L’integrazione è stata decisa all’indomani dell’avvio del procedimento di Via del Ministero dell’Ambiente sul progetto che però è riferito all’ipotesi di tracciato litoraneo, nonostante questa sia stata da tempo rifiutata. Un tracciato già contestato dai Comuni, che nei giorni scorsi è stato criticato anche dagli amministratori del Trevigiano, oltre che dal sindaco di San Donà, Andrea Cereser, e dal deputato dell'M5S, la sandonatese Arianna Spessotto. «Evidentemente al Ministero non è mai stato comunicato il rifiuto, condiviso da tutti, all’ipotesi di tracciato basso», spiega Andrea Cereser, «questo ci riporta all’anno zero, a dover ribadire il no del territorio a un’ipotesi costosissima e devastante dal punto di vista ambientale. Occorre che i sindaci mostrino di nuovo unità, al di là degli schieramenti politici, anche per richiedere che la Regione chiarisca urgentemente con il Ministero quale è l’opinione condivisa del territorio, perché è impensabile che due anni di dibattito serio e condiviso su una questione cruciale vengano semplicemente ignorati». Il sindaco Cereser, dunque, chiama a raccolta tutti i sindaci del Veneto Orientale perché siano compatti nel ribadire il loro no alle decisioni assunte a Roma. Sull’argomento adesso interviene anche il deputato leghista Emanuele Prataviera che rassicura: «Ho parlato con Zaia, il governatore ha ribadito che saranno rispettate le volontà espresse dal territorio, quindi nessuno speculi sulle paure della gente». (g.ca.)

No Tav, invito ai Comuni: «Fermate quell’opera»

25 settembre 2013
IL MESSAGGERO VENETO
No Tav, invito ai Comuni: «Fermate quell’opera»

SAN GIORGIO DI NOGARO Il Comitato No Tav Bassa friulana attacca i sindaci dei comuni coinvolti nel tracciato, esortandoli a ricusare il progetto del 2010. Non lesina neppure un deciso attacco al senatore Lodovico Sonego, sostenitore proprio del progetto del 2010. «Sarebbe ora che i sindaci si sveglino - chiosa il portavoce Paolo De Toni -, spero però che abbiano capito la portata del problema. Vorrei ricordare che Italferr in nome e per conto di Rfi ha presentato le integrazioni solo sulla tratta Ronchi dei Legionari-Trieste chiedendo al ministero dell'Ambiente che venga approvato il progetto preliminare solo per questa tratta. Nella lettera accompagnatoria firmata da Michele Marzano per Rfi, si legge che “l’interlocuzione del commissario straordinario per l’asse ferroviario Venezia Trieste con il territorio, relativamente alle tratte venete e friulane da Venezia a Ronchi del Legionari ha registrato un quasi unanime dissenso dei comuni sul tracciato presentato nel 2010. Ora la maggior parte dei comuni anche sulla tratta Ronchi-Trieste ha dato parere negativo e a Trieste il Pd ha subito uno smacco notevole visto che la mozione del non parere è stata bocciata dal consiglio comunale. In realtà, però, nessuno ha rilevato che la richiesta di parere di compatibilità ambientale su una sola tratta formulata da Rfi è irricevibile, in quanto già il ministero aveva richiesto un progetto unitario sull’asse Venezia-Trieste, cosa che si era concretizzata nel 2012 con una relazione di ricucitura di tutte e 4 le tratte, con un nuovo progetto al ministero e sul quale tutti sono stati chiamati a presentare osservazioni. «Quindi - afferma - le azioni che devono fare oggi i Comuni del Friuli Vg e del Veneto sono: demistificare l’operato del senatore Sonego e smentire nettamente che esista ancora il progetto 2010; rilevare con forza a livello ministeriale che l’operazione in corso è illegittima; ribadire che l’intervento al bivio San Polo si può fare indipendentemente dall'asse Av/Ac e quindi impedire che questa piccola e necessaria opera di adeguamento della linea esistente diventi la scusa per approvare il progetto 2010; agire in maniera unitaria, chiara e trasparente, in opposizione al progetto Av/Ac, eliminando le sacche di complicità di cui godono Sonego e il gruppo, oramai totalmente minoritario, ma non per questo meno pericoloso, dei Tavisti in Veneto e Friuli». De Toni conclude evidenziando che «ogni titubanza sarà deleteria: basta una posizione lineare, chiara e forte da parte dei sindaci per chiudere definitivamente questa terrificante vicenda». Francesca Artico 

martedì 24 settembre 2013

Sulla Tav si rompe il fronte dei sindaci della Bassa

24 settembre 2013 
IL MESSAGGERO VENETO
Sulla Tav si rompe il fronte dei sindaci della Bassa

SAN GIORGIO DI NOGARO «È venuto il momento di prendere le distanze dall’attuale tavolo dei sindaci e di aprire un secondo tavolo con la partecipazione delle amministrazioni di Latisana, Precenicco, Muzzana e San Giorgio di Nogaro: ne parlerò con i sindaci e con tutti coloro che sono d’accordo di procedere, in linea con il pensiero del presidente della Regione e di Roma, con il tracciato 2010». Si rompe il fronte dei sindaci sul tracciato della Tav: il sindaco di Palazzolo dello Stella, Mauro Bordin, attacca i colleghi sul potenziamento e il quadruplicamento della linea storica. «Abbiamo appreso con enorme piacere che il tempo dei ripensamenti è finito – dice – e che il progetto dell’Av/Ac Venezia-Trieste redatto nel 2010 da Italferr, va avanti in quanto a Roma al Ministero dell’Ambiente, i gruppi istruttori della Commissione di verifica dell’impatto ambientale Via e Vas si sono riuniti per dare il via alla procedure di valutazione sulle quattro tratte interessate (Mestre-aeroporto Marco Polo, aeroporto-Portogruaro; Portogruaro-Ronchi; Ronchi-Trieste). Si tratta di una decisione razionale visto che il tracciato 2010 venne condiviso e sottoscritto anche dai rappresentati dei Comuni che oggi invocano ipotesi alternative, decisione che conferma la linea illustrata dal presidente della Regione in occasione dell’ultimo incontro. Il mio Comune, da sempre stato favorevole a un tracciato in affiancamento all’autostrada, non si è mai opposto a un progetto che dovrebbe rappresentare una base di sviluppo per l’Italia e per il Nord-Est. Tuttavia abbiamo richiesto un passaggio intelligente, capace di limitare gli effetti negativi sulla nostra Comunità». «Riteniamo – continua – che un tracciato deve partire da un attento esame della situazione attuale, frutto di un’urbanizzazione che si è sviluppata nel corso dei decenni. Si deve prendere atto che Latisana, Precenicco, Palazzolo, Muzzana e San Giorgio di Nogaro si sono sviluppate lungo e in affiancamento all’attuale tracciato ferroviario: un potenziamento e un quadruplicamento della linea storica sarebbe devastante per il territorio di tali Comuni. Si tratta di un’ipotesi non percorribile che non può essere presa in considerazione. Per tale ragione il passaggio in affiancamento all’autostrada è la soluzione ideale». «Abbiamo dato la nostra disponibilità a partecipare al tavolo dei sindaci in quanto ritenevamo fosse giusto risolvere, con opportuni accorgimenti tecnici, i problemi di altre realtà, nell’ottica solidaristica che deve contraddistinguere i rapporti tra chi, come noi sindaci, è chiamato a difendere le proprie comunità e il proprio territorio. Purtroppo – conclude Bordin – tale tavolo si sta trasformato in uno strumento utile a forzare la mano al fine di ottenere una revisione totale del tracciato. Non vedo lo spirito di collaborazione e reciproca attenzione. A questo punto ognuno per la sua strada». Francesca Artico

Tav, no al tracciato basso Cereser guida la rivolta

24 settembre 2013
LA NUOVA VENEZIA
Tav, no al tracciato basso Cereser guida la rivolta
SAN DONÀ Tracciato basso, il sindaco Cereser guida la protesta dei Comuni. Secondo il primo cittadino è stata «disconosciuta la volontà espressa dal territorio». E ritorna sulla priorità della metropolitana di superficie. Dal Parlamento interviene anche Arianna Spessotto del M5S, preoccupata per le scelte romane. Cereser non comprende il ritorno al tracciato litoraneo. Oltre a un raddoppio della linea da due a quattro binari, che a San Donà avrebbe toccato Mussetta, avrebbe previsto una deviazione della linea poco dopo l'aeroporto di Venezia, fin quasi a lambire la laguna, diversi chilometri più a sud del tracciato ferroviario storico, con costi di almeno sette miliardi di euro, per il consolidamento delle fondamenta su una zona di recente bonifica. Progetto rifiutato, tanto che il commissario straordinario Bortolo Mainardi aveva proposto come alternativa l’utilizzo della linea esistente, attualmente utilizzata per appena il 40 per cento, attraverso l’eliminazione di 18 passaggi a livello e la possibilità di quadruplicazione in caso di crescita del traffico. In questo caso, i costi non supererebbero gli 800 milioni di euro. «La Regione», dice Cereser, «in qualità di ente intermedio tra i Comuni e Roma, risolva con il ministero questo corto circuito comunicativo, che rimette nelle mani di Roma una questione che dovrebbe essere decisa localmente, chiarendo che il tracciato basso non lo vuole nessuno. Peraltro, le distanze non elevatissime con cui ci confrontiamo e la dimensione abbastanza ridotta del bacino di utenti, sommati al no della Slovenia al proseguimento della linea sul suo territorio propongono altre priorità a partire dal miglioramento della linea esistente e rendono ancora più attuale l’esigenza della Smfr e dell’orario cadenzato». La Spessotto è altrettanto perplessa: «È incomprensibile come il progetto dell’alta velocità-alta capacità da Venezia a Trieste, redatto nel 2010 da Italferr, vada avanti nonostante i pareri negativi espressi da cittadini, Regioni, Province, Comuni, categorie produttive e dallo stesso commissario straordinario. È la prova che a nessuno importa capire quali siano le reali esigenze del territorio: l'importante è solo fare una nuova grande opera. Il tracciato è un continuum di curve, salite e discese, su un terreno molle di recente bonifica, nella parte veneta, e costellato di gallerie nel territorio carsico friulano, ricco di grotte perciò impraticabile per l'alta velocità. Sarà poi devastante, visto che taglierà in due le campagne, distruggendo coltivazioni agricole di primaria importanza». Giovanni Cagnassi

Pisapia sulla Tav: «Il piano devasterà il nostro Carso»

24 settembre 2013 
IL PICCOLO
Pisapia sulla Tav: «Il piano devasterà il nostro Carso»
RONCHI DEI LEGIONARI. Un voto unanime, sintomatico del pensiero che ha tutta la comunità sul progetto dell’alta velocità ferroviaria. Il Consiglio di Ronchi dei Legionari ha espresso le sue perplessità sul progetto dell’alta velocità ferroviaria che dovrebbe svilupparsi dalla stazione dell’aeroporto fino a Trieste. Un “no” ribadito anche dal capogruppo del Pd. «Lo stesso commissario sull’alta velocità – sostiene Francesco Pisapia – lo ha ritenuto dispendioso e ben poco praticabile. Se lo dice un esperto e una persona che è stata designata per coordinare il progetto, dobbiamo credergli. La praticabilità e l’utilità del piano sono qualcosa di percorribile fino allo scalo aereo regionale, ma non possiamo pensare alla devastazione del Carso in nome di qualcosa che sarebbe un bagno di sangue sotto il profilo economico e ambientale». Pisapia sottolinea un aspetto fondamentale di questa proposta che prevede anche la demolizione di alcune abitazioni: «Mai e poi mai darò il mio voto ad un qualcosa che preveda azioni del genere, azioni che andrebbero a creare non pochi problemi ai cittadini». Ora si aspetta la formulazione di un nuovo ordine del giorno che possa coinvolgere tutti i Comuni del mandamento interessati al progetto.(lu.pe.)

sabato 21 settembre 2013

Da Roma l’ok alla Tav sbagliata «Mai inviato il vero progetto»

21 settembre 2013
IL CORRIERE DEL VENETO
Da Roma l’ok alla Tav sbagliata
«Mai inviato il vero progetto»
L’accordo sul nuovo tracciato raggiunto a Nordest non è stato comunicato. Scontro fra Regioni e commissario 
VENEZIA — Quando gli stranieri parlano delle incertezze o delle assurdità burocratiche italiane probabilmente hanno in mente casi come questo. Il ministero dell'Ambiente chiede alle Regioni Veneto e Friuli Venezia Giulia elementi per procedere alla Valutazione di impatto ambientale (Via) per il progetto di un'opera - la ferrovia Alta Velocità/ Alta Capacità Venezia-Trieste - superato però da un'impostazione molto più condivisa e molto meno costosa ma della quale non è giunto a Roma un solo schizzo. E, se nessuno l'ha mandato, è perché né il Commissario, Bortolo Mainardi, né le Regioni ritengono sia compito loro informare il Governo del cambiamento d'indirizzo. Il tema è quello del tracciato della «Tav» nel tratto che attraversa il Veneto.
Il primo ed unico progetto ufficiale, cioè quello sul quale devono per forza ragionare gli uffici ministeriali, prevede che la strada ferrata, oltre che passare da due a quattro binari, poco dopo l'aeroporto di Venezia scenda fin quasi a lambire la laguna per raggiungere il confine orientale della regione procedendo diversi chilometri più a sud del sedime ferroviario storico. Il piano, chiamato «Tracciato litoraneo», come si ricorderà sollevò subito la contrarietà di gran parte dei comuni attraversati, delle amministrazioni provinciali e delle categorie produttive per vari motivi. Oltre alla formidabile incidenza paesaggistica, infatti, dovuta alla necessità di costruire fondamenta molto profonde in un molle contesto geologico di bonifica recente, il percorso costi superiori ai 7 miliardi, di fatto impossibili da reperire, e richiederebbe tempi di realizzazione biblici. L'alternativa, avanzata da Mainardi e condivisa praticamente da tutti, prevede invece unpuro efficientamento della linea esistente, sfruttata non oltre il 40%, attraverso il miglioramento della struttura e l'azzeramento di 18 passaggi a livello, ed un'eventuale quadruplicazione al momento della saturazione della sua capacità. I costi non andrebbero oltre gli 800 milioni.
Ma di tutto questo nessuno ha ancora messo nulla nero su bianco ed appare perciò anche naturale che al ministero il piano «B» sia sconosciuto. «Quello che dovevo fare l'ho fatto - si limita a dire Mainardi - ed il mio rapporto è in manoalle Regioni dall'agosto 2012». Gli uffici regionali di Veneto e Friuli la pensano però in modo opposto. «Mainardi si chiama 'Commissario attuatore'. Quando lui e la Rfi, attraverso la controllata Italferr, ci faranno avere un progetto preliminare svolgeremo le nostre valutazioni ». Le uniche carte che esistono, in sostanza, le sta studiando il ministero ma sono quelle di un progetto che nessuno vuole. «Sono profondamente sorpreso - dice Franco Miller, consigliere delegato per le infrastrutture di Confindustria Veneto - perché mi sembra di tornare indietro di due anni. Siamo d'accordo tutti che la riqualificazione della linea esistente sia la strada migliore, perché mai viene rilanciato il contrastato tracciato balneare?». «Sembra impossibile anche a noi - si aggancia Francesca Zaccariotto, presidente della Provincia di Venezia - perché se così fosse vorrebbe dire che i risultati di un confronto svolto a tutti i livelli dalle istituzioni e dai cittadini al Governo non interessano».
Un'idea più definita sulle responsabilità del ritorno al tracciato balneare ce l'ha il consigliere regionale veneto Bruno Pigozzo (Pd). «Sulla Tav Zaia dorme e lascia decidere tutto a Roma. Se infatti a livello nazionale si deciderà di procedere con il tracciato del mare, sarà per colpa di gravissime omissioni da parte di questo governo regionale». «L’allora ministro Corrado Passera - ricorda infine la collega Simonetta Rubinato - rispondendo a gennaio ad una nostra interrogazione, aveva assicurato che il Ministero stava valutando con la dovuta attenzione il tracciato alternativo. Bisognerebbe farlo presente al governo in carica». Anche perché una Tav nuova di zecca ha costi faraonici ed è già una chimera un investimento di 800 milioni per riqualificare l’esistente.
Gianni Favero

Tav, coro di no al piano Contrari la Lega e due sindaci

21 settembre 2013
LA NUOVA VENEZIA
Tav, coro di no al piano Contrari la Lega e due sindaci
SAN DONÀ «La Tav è un’opera di grande impatto ambientale, il cui tracciato non può essere deciso dai tecnocrati». Simonetta Rubinato e Silvia Conte, sindaci di Roncade e Quarto d’Altino, appreso che il gruppo istruttore della pratica di valutazione impatto ambientale (Via) al ministero dell’ambiente ha deciso di riprendere in mano il tracciato litoraneo della tratta Venezia-Trieste, hanno espresso il loro disappunto. Un progetto contro il quale si sono schierate quasi tutte le comunità locali. «Dov’è la politica regionale se è vero», si chiedono, «che all’incontro a Roma non c’era nessuno in rappresentanza della Regione? Lo chiediamo a Zaia, il governatore del “prima il Veneto”. Quarto d'Altino e Roncade sono tra i comuni interessati da questa ipotesi di tracciato. Ci sono delibere dei Consigli comunali, lettere, incontri, iniziative parlamentari per chiedere di considerare tracciati alternativi . «Con il commissario straordinario Bortolo Mainardi», ricordano, «si era condiviso che il progetto litoraneo dovesse essere definitivamente abbandonato a favore di soluzioni meno impattanti, più economiche, a partire dal potenziamento dell’attuale linea e soprattutto condivise con le popolazioni locali. Questo è un attacco alla democrazia e all’autonomia dei nostri Comuni». Il no della Lega a Roma arriva dall'onorevole Emanuele Prataviera, che ha parlato di progettazione sbagliata per il tracciato litoraneo. Rigettata la proposta alternativa del commissario del Governo Mainardi per valorizzare la linea esistente, si è deciso che Italfer dovrà a breve presentare integrazioni al primo tracciato del 2010. Prataviera è contrario, pur evidenziando la necessità che il Nordest abbia un progetto sulla linea Mestre-Trieste. «Il progetto della linea alta velocità alta capacità Mestre-Trieste va bloccato», chiosa, «il territorio è contrario e a nessuno interessa un progetto da 45 milioni di euro al km che devasta le campagne di Altino fino alla zona Doc del Lison Pramaggiore. Non sono un No Tav, credo che sia necessario investire nel trasporto su ferro. Bisogna, però, saper riconoscere ciò che è fattibile da ciò che non lo è. Investiamo ammodernando la linea esistente». (g.ca.) 

venerdì 20 settembre 2013

Il tracciato Tav non si cambia

20 settembre 2013
IL MESSAGGERO VENETO
Il tracciato Tav non si cambia

Il Ministero apre alla linea ad alta capacità studiata da Italferr, il percorso è quello del 2010
di Martina Milia
UDINE. Il tempo dei ripensamenti è finito. Il progetto dell’alta velocità-alta capacità da Venezia a Trieste, redatto nel 2010 da Italferr, va avanti nonostante i mal di pancia dei Comuni e di una parte della cittadinanza. Ieri pomeriggio a Roma al Ministero dell’Ambiente, i gruppi istruttori della Commissione di verifica dell’impatto ambientale Via e Vas si sono riuniti per dare il via alla procedure di valutazione sulle quattro tratte interessate (Mestre-aeroporto Marco Polo, aeroporto-Portogruaro; Portogruaro-Ronchi; Ronchi-Trieste).
Convocati, oltre ai rappresentanti di Rfi, Italferr, Ispra e Ministero dei beni e delle attività culturali, anche le due Regioni. Un primo vertice che fa da spartiacque al lavoro fatto nell’ultimo anno sul territorio del Friuli Venezia Giulia e più in generale al lavoro fatto nelle due Regioni dall’avvio della procedura commissariale. La commissione infatti – che ha chiesto un integrazione alle ferrovie sulla documentazione relativa alle tratte – ha iniziato un percorso irreversibile che è quello che porterà, nel giro di tre-quattro mesi alla conclusione della valutazione di impatto ambientale sul progetto 2010.
Debora Serracchiani aveva anticipato la sua intenzione di andare avanti su quel tracciato nell’incontro del 12 agosto con i sindaci della bassa friulana. Questo nonostante 18 primi cittadini su 21 avessero chiesto al commissario straordinario Bortolo Mainardi uno studio di fattibilità per valutare alternative. Ma anche in Veneto la Regione, con Luca Zaia, ha deciso di procedere con il tracciato balneare. Il progetto del 2010 prevede per la prima tratta – 10 chilometri tra Mestre e l’aeroporto – un investimento da 772 milioni di euro. Dal Marco Polo a Portogruaro, 61,5 chilometri, il costo previsto è invece pari a 2,683 milioni di euro. In Friuli Venezia Giulia il valore ipotizzato per l’investimento sfiora i quattro miliardi: 2,246 per la Portogruaro-Ronchi e 1,745 per la tratta Ronchi dei Legionari – Trieste.
Il progetto prevede la realizzazione di un’opera classificabile, specialmente in Friuli Venezia Giulia dove una buona parte sarà realizzata in affiancamento all’autostrada ma dove ci sarà comunque un impatto sui territori della Bassa friulana, come alta capacità ferroviaria perché gli studi sulla conformazione del terreno hanno escluso la possibilità di superare i 250 chilometri orari. Ci saranno anche tratti in cui la velocità sarà inferiore ai 200 chilometri orari.
Quanto alle distanze, in 43 minuti sarà possibile percorrere la distanza che separa l’aeroporto di Venezia da Ronchi. Definire i tempi dell’opera è invece prematuro perché l’istruttoria è ancora molto lunga (siamo solo alla progettazione preliminare) e perché le risorse per la realizzazione – al finanziamento europeo del corridoio si dovrà aggiungere il cofinanziamento italiano – sono per lo più ancora sulla carta. Ma proprio perché ogni passaggio è complesso e macchinoso, la procedura di Via diventa il tempo entro il quale sono ammessi ravvedimenti sulla progettazione.
Ravvedimenti non più pensabili per la linea a Nordest. Il commissario Mainardi, che nel suo ruolo si è speso per cercare di mediare tra gli interessi delle parti, non si lascia tentare dalle polemiche e preferisce rimanere al suo posto. «Continuo a svolgere il ruolo che mi compete monitorando l’iter procedurale del progetto» si limita a dire. Quanto alla bontà della scelta: «Non è tra i miei compiti la scelta dei tracciati dei corridoi di alta velocità e alta capacità, io debbo solo segnalare criticità ed eventualmente iniziative per superarle». Segnalazioni che la politica evidentemente ha valutato diversamente.

 

Comune, giunta bocciata sulla Tav

20 settembre 2013
IL PICCOLO
Comune, giunta bocciata sulla Tav

Non passa in Consiglio la delibera del “non parere”. Cosolini: «Ora basta, serve un chiarimento»
di Fabio Dorigo

Rischiare la crisi su un “non parere”. A Trieste succede. La maggioranza di centrosinistra del Comune finisce sotto per la prima volta dopo oltre due anni su una delibera sulla Tac/Tav che non delibera nulla. Da non credere. Tutto accade a notte fonda in Consiglio comunale con la votazione sul documento equilibrista messo a punto dall’assessore Umberto Laureni: 19 contrari e 17 favorevoli. Maggioranza bocciata proprio a inizio anno scolastico e a ridosso del report di metà mandato. Un corto circuito politico che è riuscito a saldare gli opposti: i No Tav con i pro Tav. A promuovere il “non parere” della giunta il Pd in blocco (il partito del sindaco), i Cittadini e Trieste cambia. L’ala sinistra, con Sel e Federazione di sinistra in prima fila, hanno votato assieme all’opposizione (Forza Italia, Pdl, Un’Altra Trieste, Movimento 5 Stelle, Lista Dipiazza, Lista civica indipendente). Con loro anche Paolo Bassi, ex Idv ora nel gruppo misto.
E la sospensione del giudizio sull’Alta velocità ferroviaria diventa una “sospensione” della maggioranza. “Epochè” alla greca. La maggioranza che decide di non decidere. Con il sindaco Roberto Cosolini che in aula, nel cuore della notte, preannuncia “conseguenze politiche”. Fortuna vuole che la Tav (facile immaginarne il motivo) non sta nel programma di coalizione. «Non possiamo fare finta che non sia successo nulla. La sconfitta della giunta c’è stata. Abbiamo subito una battuta di arresto» ammette a malincuore il primo cittadino annunciando un chiarimento («Meglio di verifica che sa di vecchia politica»). Anche perché ormai non si contano le volte che Sel o la Federazione della sinistra si smarcano dalle scelte della giunta. Un anno fa, sempre sulla Tav, venne in soccorso parte dell’opposizione, a far passare il parere favorevole condizionato a una serie di prescrizioni (che Italferr ha accolto solo in parte). «Adesso basta. C’è bisogno di un chiarimento. Dirò le cose che intendo fare nei prossimi due anni e chiederò responsabilità da parte della maggioranza. Voglio sapere chi ci sta. Chi non vuole starci è libero di non starci più. C’è un patto, ma non un obbligo. Nessun appello alla disciplina anche se ogni tanto un po’ di disciplina ci vorrebbe» chiarisce Cosolini che non vuole essere cotto a fuoco lento. E intanto difende la delibera bocciata («Non è vero che non diceva nulla. Anzi ha un precedente illustre: la giunta Illy approvò due libere senza parere sul rigassificatore») e il suo assessore Laureni («Gode della mia stima incondizionata»). «La realtà è che nessuno può cantare vittoria. Il voto contrario ha visto prevalere i sostenitori del no aprioristico e ideologico e quelli del sì senza condizioni della Tav. Un pasticcio» sottolinea Cosolini. Che alla Tav è favorevole.
«La mia delibera era un tentativo di mediazione. Si sa: io sono contrario alla Tav e il sindaco è favorevole» ammette con onestà l’assessore Laureni. «Mi dispiace che il mio partito non abbia capito la novità della delibera: è il primo mezzo passo indietro del Comune dopo sei pareri favorevoli espressi in passato». E così la Regione si troverà senza il parere del Comune di Trieste (nella migliore delle ipotesi avrebbe avuto una delibera con un “non parere”). E anche vero che la prima bozza della delibera dell’assessore Laureni esprimeva un parere contrario.
«È un buon momento per il movimento No Tav, ma un brutto momento per il centrosinistra al governo della città» sintetizza Marino Andolina, capogruppo della Federazione della sinistra. Marino Sossi, capogruppo di Sel, non presente in aula al momento del voto per problemi di salute, esulta: «Finalmente viene così rispettato il voto contrario dei comuni minori e dei consigli circoscrizionali. Quello che non capisco è il Pd che a Duino e Sgonico vota in un modo e a Trieste all’opposto. Non ha una linea neppure a livello provinciale. Noi, invece, dobbiamo chiarire la posizione ambigua tenuta dal nostro assessore». Il Pd difende la sua “non scelta” comunale. «Il voto contrario in Consiglio - spiegano il capogruppo Giovanni Maria Coloni e Mario Ravalico - è stato il frutto dell’estemporanea saldatura fra posizione opposte. Si potrebbe dire che stavolta è prevalso il partito del “no se pol”: spiace che anche una parte della maggioranza abbia preso questa posizione e non si potrà non trarne motivi di seria riflessione per il futuro».
Conseguenze politiche? «Se qualcuno vuole conseguenze politiche da questo voto, se ne assume tutta la responsabilità - dice il saggio presidente del Consiglio comunale Iztok Furlanic -. La Tav non era inserita nel programma amministrativo proprio perché si sapeva che non era possibile trovare accordi». Un “non parere” già scritto prima della delibera.


«È giunta l’ora delle larghe intese?»

20 settembre 2013
IL PICCOLO
«È giunta l’ora delle larghe intese?»
La provocazione di Ferrara e de Gioia. M5S: «I cittadini vogliono risposte chiare» 
Il “non parere” sulla Tav unisce il “sì” e il “no” all’Alta velocità ferroviaria. Un compromesso che, secondo alcuni, potrebbe addirittura preludere a un cambio di maggioranza. Le grandi intese che stanno tramontando a Roma potrebbero risorgere a Trieste.
«Ora dall’abile stratega Cosolini ci aspettiamo un’ulteriore mossa. Quella, cioè, di riportare immediatamente la delibera in Consiglio comunale con il suo parere, quello favorevole. Senza inutili compromessi con Sel e Federazione della Sinistra e con un risultato certo. Maggioranza garantita con i voti di Pdl e Pd. Che si stia preparando la grande coalizione anche a Trieste per evitare i ricatti politici della sinistra?» si interrogano Maurizio Ferrara e Roberto de Gioia, gli ex leghisti che hanno fondato la Lista Civica Indipendente. Fantapolitica? Illazioni? Chissà. Michele Lobianco, consigliere di Fli, parla di «intense sfumature pirandelliane e di un impossibile compromesso che il sindaco ha ricercato con la "sinistra estrema",creando di fatto un vero "papocchio" sonoramente bocciato. Ora non c'è né delibera né parere e né maggioranza». Tutto sbagliato, tutto da rifare. L’opposizione che l’altra notte ha votato compatta (non capita spesso) assieme alla sinistra non ha una linea comune sulla Tav. Il Movimento 5 Stelle è, per esempio contrario. «Sulla Tav a Trieste tutti i cittadini che si oppongono a questa opera assurda e inutile hanno ottenuto ieri una piccola vittoria» dichiarano i consiglieri comunali Paolo Menis e Stefano Patuanelli. «Per fortuna il Consiglio comunale ha bocciato la “non” delibera - aggiungono i due portavoce del M5S -, un documento che il centrosinistra ha presentato senza prendere posizione univoca sulla Tav. I cittadini chiedono risposte chiare e la politica non può rispondere con non pareri». 


«Costi ingiustificabili, no alla Tav»

20 settembre 2013
IL PICCOLO
«Costi ingiustificabili, no alla Tav»

Le motivazioni della bocciatura dell’opera da parte di Damonte (Città Comune)
RONCHI DEI LEGIONARI. Nell’ultima seduta del Consiglio comunale di Ronchi dei Legionari maggioranza e opposizione si sono espresse quasi all’unanimità contro il progetto dell’alta velocità ferroviaria, che, così come prospettato, sconvolgerebbe il nostro territorio in maniera definitiva. Il consigliere Fabio Damonte di “Città Comune per Ronchi” è intervenuto nel dibattito in aula mettendo in luce l’assurdità del progetto e snocciolando una serie di dati economici, sociali ed ambientali a sostegno di questa tesi. Un’opera che egli stesso ha reputato faraonica e che presenta una chiara insostenibilità economica, ovvero quasi 8 miliardi di euro per la tratta Mestre-Trieste e che devasterebbe il territorio con cantieri che si prevede durino fino ad oltre il 2040. «Proporre simili opere mentre si richiedono sacrifici ai cittadini e non ci sono soldi neanche per i servizi più basilari – afferma - appare ingiustificabile anche e soprattutto dal punto di vista morale. Lo stesso commissario governativo per la Tav, Bortolo Mainardi, si è chiaramente espresso sull’insostenibilità economica del progetto e ha proposto come alternativa la sistemazione delle linee esistenti, che attualmente sono utilizzate solamente al 50%». In seguito alla disponibilità espressa dalla maggioranza, Damonte ha ritirato il proprio emendamento, che richiedeva di esprimere un no deciso al progetto e non solo alle integrazioni sulla Via, cosa invece richiesta dall’emendamento del consigliere Bon, per trasformarlo in ordine del giorno da approvare in maniera unanime da maggioranza e opposizione in occasione di uno dei prossimi consigli comunali. Il consigliere Umberto Miniussi, sempre per “Città Comune”, ha espresso l’auspicio che tale ordine del giorno venga condiviso dai comuni contermini, per far emergere con forza il no alla Tav da parte di tutto il territorio bisiaco. (lu.pe.)

giovedì 19 settembre 2013

Trieste, il Consiglio comunale boccia la giunta sulla Tav

19 settembre 2013
IL PICCOLO
Trieste, il Consiglio comunale boccia la giunta sulla Tav

No nella notte alla delibera che aveva stabilito di esprimere un “non parere”: 19 i contrari contro 17 sì, maggioranza spaccata
È stata votata intorno alla mezzanotte e mezza la delibera che la giunta comunale, con l’assessore all’ambiente Umberto Laureni (Sel), aveva portato in Consiglio esprimendo un “non parere” sulla Tav. Alla maggioranza non sono bastati i 17 voti racimolati (tra cui quello del sindaco Roberto Cosolini): è stata superata dai 19 no arrivati da consiglieri di Pdl, Fi, Lista Dipiazza, Fli, Un’Altra Trieste, gruppo misto, Lista civica indipendente, M5S ai quali si sono aggiunti consiglieri di maggioranza di Sel e FdS.

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mercoledì 18 settembre 2013

Trieste, in Comune si vota sulla Tav. Sel contro il suo assessore

18 settembre 2013
IL PICCOLO
Trieste, in Comune si vota sulla Tav. Sel contro il suo assessore

Il partito sulla delibera del “non parere”: «Serve un no» Laureni: mancano elementi. Bandelli: risibile. Pd schierato
di Fabio Dorigo 
Né sì, né no. Ni. Sulla Tav locale il Comune di Trieste sceglie la terza via. Una delibera “indecisa” è quella che l’amministrazione comunale, per mano dell’assessore all’Ambiente Umberto Laureni, sottoporrà stasera all’esame del Consiglio comunale, al primo appuntamento dopo la pausa estiva. Ma si può votare una delibera che non delibera anche se solo simbolica (visto che non è vincolante né per la Regione né per il governo centrale)? L’amministrazione teorizza la non decisione come scelta politica. Ovvero delibera di “non esprimere parere” sull’Alta velocità ferroviaria Ronchi-Trieste arrivata al progetto preliminare con alcune, ma non tutte, prescrizioni accolte da Rfi-Italferr.
Ma Sinistra ecologia e libertà ha già annunciato ieri in una conferenza stampa, preventivamente, che voterà contro la delibera che porta la firma dello stesso assessore Laureni, che sta in giunta in quota Sel. «Noi confermiamo il voto contrario dell’altro anno» dice il capogruppo di Sel Marino Sossi. Una posizione condivisa dalla Federazione di sinistra che ha già annunciato da tempo il parere negativo. «Serve anche un minimo di solidarietà territoriale. Visto che tutti i comuni interessati dalla Tav si sono espressi negativamente, non possiamo far finta di niente» aggiunge Sossi. Una delibera che non è né carne, nè pesce. Anzi, la delibera era nata con parere contrario (visto che le Ferrovie non aveva rispettato tutte le prescrizioni a cui Trieste aveva vincolato il parere favorevole un anno fa), che poi è stato modificato dall’assessore in un “non parere” nel tentativo di una mediazione impossibile. «Il Consiglio comunale non può non esprimersi. O sì, o no. Non siamo mica Don Abbondio» aggiunge Sossi piazzando una citazione scolastica dai “Promessi sposi”. «C’è il dubbio che non esprimendo un parere resti il parere favorevole dello scorso anno» spiega Sossi. Il parere favorevole era stato ottenuto nell’agosto 2012 con il concorso determinante del centrodestra. Per questo Sel chiede alla maggioranza un voto contrario. «Dopo aver ingoiato un rospo dietro l’altro, dalla Tares al Park Audace, ora è giusto che sulla Tav siano gli altri ad allinearsi a Sel. Mi sembra poi che il Pd sia al governo in molti comuni che hanno votato contro» spiega Sossi.
Un appello che per ora cade nel vuoto. «Noi siamo per la delibera della giunta che sceglie di “non esprimere parere”» chiude subito Giovanni Maria Coloni, capogruppo del Pd. Ma come la mettiamo con l’assessore Laureni in quota Sel? «A lui piacciano le mediazioni» allarga le braccia Sossi. «La delibera è in contrasto con il parere favorevole di un anno fa, ma propone una pausa di riflessione. Mi spiace che il mio partito non colga questa differenza - spiega Laureni -. Mi rendo conto che la scelta di esprimere un parere che di fatto decide di non decidere è un controsenso. Ma non abbiamo in mano tutti gli elementi per decidere».
Difficile fare pronostici sul voto di questa sera. Le maggioranze in Consiglio variano come il tempo. L’opposizione, a differenza di anno fa, sembra pronta a dire no a una delibera che non sceglie. Franco Bandelli (Un’Altra Trieste): «Fa ridere un Consiglio comunale che esprime un non parere». E Paolo Rovis (Pdl): «Così votiamo no». Un appello che arriva anche dal mondo ambientalista, con una nota del Wwf, dopo l’audizione di lunedì scorso e quella di ieri con Italferr: «Ci attendiamo che il Consiglio voti secondo logica e dignità, esprimendo un parere negativo». “Così è se vi pare” direbbe Pirandello. E non si riferiva ad alcuna delibera sulla Tav.

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sabato 14 settembre 2013

Fareambiente: ok alla Tav con prescrizioni

14 settembre 2013
IL PICCOLO
Fareambiente: ok alla Tav con prescrizioni
Fareambiente «in linea generale» non ha «contrarietà sulle linee ad alta capacità/velocità e per questa in particolare, ma essendo tali opere dal forte impatto ambientale crediamo debbano essere ampiamente condivise dalle realtà locali e chiediamo al Consiglio comunale di Trieste di sottoscrivere un documento chiaro e che esprima un parere». Lo ha dichiarato il coordinatore regionale del movimento Giorgio Cecco, in audizione nella seduta della sesta Commissione del Comune assieme al responsabile locale trasporti del movimento ecologista Alberto Rutter. «Tale parere, auspicabilmente favorevole, sia corredato inoltre da prescrizioni sul progetto atte a risolvere le criticità evidenziate e per contenere gli impatti ambientali, riproponendo anche quelle che non hanno avuto completa risposta. Crediamo sia importante - scrive Fareambiente in una nota - diminuire l'entità del trasporto passeggeri e merci su gomma e incrementare quello su rotaia, molto meno inquinante. Per questo abbiamo valutato positivamente la ratifica del Protocollo trasporti della Convenzione delle Alpi, importantissima per le regioni del nord-est italiano e anche per il Friuli Venezia Giulia». Il protocollo, «in linea con quanto fatto già dall’Austria, la Slovenia, la Francia, la Germania ed il Liechtenstein può essere un passo importante per un impegno a ridurre gli effetti negativi del trasporto».

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mercoledì 11 settembre 2013

Cgil contro Regione «Vuole cancellare porto e industrie»

11 settembre 2013
LA NUOVA VENEZIA
Cgil contro Regione «Vuole cancellare porto e industrie»
Montagner si scaglia contro la nuova variante urbanistica «No alle scelte contrarie allo sviluppo di Marghera»
di Gianni Favarato  
MARGHERA. L’ex governatore del Veneto, Giancarlo Galan non ha mai nascosto il suo sogno di vedere il waterfront lagunare senza più fumaioli, capannoni e depositi di carburanti. L’attuale governatore, Luca Zaia, non ha mai condiviso in pubblico il sogno industriale del suo predecessore. Ma per la Cgil veneziana Zaia sta cercando di arrivare allo stesso obiettivo del suo predecessore con la variante del Piano Territoriale Regionale di Coordinamento (Ptrc), messa a punto dalla sua Giunta dopo infiniti e tortuose procedure, contro cui lo stesso Comune di Venezia ha presentato formale ricorso al presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. «La variante urbanistica del Ptrc» argomenta il segretario generale della Cgil veneziana, Roberto Montagner «è un nuovo tentativo della Regione di entrare a gamba tesa sui destini dell’area veneziana, cancellando la vocazione logistica, portuale ed industriale di Porto Marghera». Per Roberto Montagner la nuova variante della Regione Ptrc «recupera Tav, sublagunare ed altre opere che nulla hanno a che vedere con le prospettive delineate ed auspicate dai suoi cittadini, dagli strumenti urbanistici comunali e dalle stesse parti sociali che hanno definito accordi e percorsi di sviluppo con il Governo e le istituzioni locali, Regione compresa».
«Zaia a la sua giunta» insiste il segretario della Cgil veneziana «non possono fingere di ignorare quanto la Regione stessa ha sottoscritto, a partire dalla dichiarazione di Porto Marghera, quale sito produttivo di interesse nazionale, dalla costituzione del Tavolo permanente per la reindustrializzazione dell’area, dal lavoro del Commissario Giovanni Artico da lei stessa nominato, dagli enormi sforzi profusi dai lavoratori per mantenere in piedi una prospettiva di sviluppo industriale, oltre che portuale, nella consapevolezza che il rilancio del Nord Est passa per la soluzione dei problemi del polo veneziano».
Montagner avverte che «la Cgil non starà ferma di fronte ad una Regione che, anziché valorizzare un sito produttivo quale Marghera, irriproducibile nel Veneto e fonte di nuove potenzialità di sviluppo per una vastissima area, pone ostacoli e difficoltà proprio nel momento in cui i progetti di bonifica e riqualificazione industriale stanno partendo, in cui si è coinvolta l’Eni per la bioraffineria, si è avviato un ragionamento con l’ Autorità portuale per l’insediamento dell’Oleificio Medio Piave e la ricollocazione dei lavoratori di Vinyls». «E non staremo nemmeno a guardare la messa in discussione del Porto commerciale ed industriale» aggiunge Montagner «magari per enfatizzare in modo improprio strutture logistiche in qualche città di terra, quando il traffico marittimo resta una realtà di primaria importanza che ci proietta in Europa e quando lo scalo veneziano, con 6 mila addetti, continua a svolgere, nonostante la crisi, un ruolo fondamentale nel movimento delle merci a servizio di tutto il territorio Veneto».
Al governatore Zaia, la Cgil chiede i «un immediato chiarimento ed il ritiro di tutti gli atti e le scelte contrarie allo sviluppo industriale e portuale».
E al Comune di Venezia la Cgil chiede «di tener fede agli impegni presi con l’Accordo sulel Bonifiche e alle scelte programmatiche, a partire dal Pat, perché solo così si chiudono spazi ad incursioni ed interessi che vanno in altre direzioni».

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martedì 10 settembre 2013

Ronchi dice no alla Tav: troppi danni all’ambiente

10 settembre 2013
IL PICCOLO
Ronchi dice no alla Tav: troppi danni all’ambiente
Per l’amministrazione Fontanot anche le ultime modifiche apportate allo studio non danno alcuna garanzia. Oggi il voto del Consiglio comunale
di Luca Perrino  
RONCHI DEI LEGIONARI. Sarà un giudizio del tutto negativo quello che l’amministrazione comunale di Ronchi dei Legionari fornirà domani trattando, in occasione del Consiglio convocato alle 18, la questione dell’alta velocità ferroviaria. Ancora una volta, è la quinta da dieci anni a questa parte, la massima assise cittadina è chiamata a esprimersi nei confronti della Regione sul progetto stesso e sulla valutazione di impatto ambientale che l’opera comporterà se venisse realizzata. «L’indicazione che viene offerta dalla giunta – spiega il sindaco Roberto Fontanot – appare negativa per tutta una serie di motivi. Il primo è che ci troviamo a trattare un argomento senza che ci sia stata messa a disposizione tutta la documentazione richiesta, ma anche per il fatto che ravvisiamo alcune inadempienze su tutto l’iter procedurale. A nostro avviso, poi, riteniamo che l’alta velocità abbia un senso ed un costo se realizzata sino alla stazione di Ronchi dei Legionari sud, o meglio sino all’altezza dell’aeroporto. Pensare di sacrificare poi chilometri e chilometri di Carso per mastodontici scavi in galleria è qualcosa di improponibile e di troppo impegnativo per una nazione che è nelle condizioni in cui si trova la nostra».
Dunque la municipalità ronchese pone dei paletti su tutta l’opera e la ritiene utile solo se legata alle possibilità di crescita dello scalo aereo regionale. «Da Ronchi dei Legionari a Trieste – continua il primo cittadino ronchese – dobbiamo pensare a migliorare l’esistente, a ottimizzare le risorse ed i costi, senza buttar via i soldi dalla finestra».
In dieci anni, esattamente dal giugno del 2003, come detto, è la quinta volta che si chiede ai soggetti coinvolti di presentare le osservazioni. Quest’ultimo progetto non presenta sostanziali modifiche rispetto a quello depositato nel dicembre 2010 se non nell’unificazione delle quattro tratte di progetto in una sola ovvero la Venezia–Trieste. Il documento elaborato dagli uffici comunali competenti elenca le criticità emerse riguardo all'impianto progettuale della linea ferroviaria, in particolar modo nel transito lungo l’area carsica e l’intollerabile gravità degli impatti segnalati. E domani in aula approdano anche alcune interrogazioni. Come quelle elaborate dal consigliere pidiellino Battista Tarantino che propone di realizzare anche a Ronchi dei Legionari una “casa del latte” e del detersivo e che si aggiunge a quella di Mauro Benvenuto (Insieme per Ronchi) sulla “casa dell’acqua”. E sarà il consigliere di CittàComune, Umberto Miniussi, a chiedete lumi sul sistema di videosorveglianza installato sul territorio cittadino e che, a dir suo, presenta non poche lacune. 

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giovedì 5 settembre 2013

«Tav, la Regione si attivi per il no definitivo»

05 settembre 2013
IL PICCOLO
LA RICHIESTA DEGLI AMBIENTALISTI
«Tav, la Regione si attivi per il no definitivo»
Wwf e Legambiente: basta accanimento terapeutico su un progetto inutilmente costoso
Basta con l'«accanimento terapeutico» sul progetto della linea Tav fra Mestre e Trieste: la Regione si attivi per il no definitivo. È questa la richiesta formulata ieri da Dario Predonzan per conto del Wwf e da Andrea Wehrenfennig di Legambiente, e indirizzata alla Regione e al Comune. «Siamo al cospetto di una vera e propria telenovela - ha detto Predonzan - in quanto questo progetto, presentato per la prima volta nel 2003, è già stato bocciato dagli organi tecnici dei ministeri dell'Ambiente e dei Beni culturali e poi ritirato nel 2005 dalla giunta guidata all'epoca da Riccardo Illy, che l'aveva peraltro finanziato e sostenuto fino alla fine».
L'esponente del Wwf ha ricordato poi che «nel 2010 Rfi e Italferr presentò un progetto simile, ma diviso in quattro tronconi separati, per cercare di gettare fumo negli occhi. Uno spezzatino - l'ha definito Predonzan - in evidente contrasto con lo spirito delle valutazioni d'impatto ambientale e con le indicazioni fornite dalla Commissione europea». Nonostante i pareri contrari dei Comuni attraversati dalla linea in progetto, a eccezione di quello di Trieste, Rfi e Italferr «tentarono di nuovo di far passare la proposta lo scorso anno - ha sottolineato - inciampando ancora sul no delle amministrazioni interessate, con l'incomprensibile eccezione di Trieste. L'ultimo atto di Rfi e Italferr si è concretizzato in un'integrazione della documentazione a suo tempo presentata, stavolta dimenticando, guarda caso, di mettere a disposizione del pubblico i vari elaborati». «Tutto questo - ha concluso Predonzan - senza pensare alla spesa, indicata in 7,8 miliardi di euro, per un'opera che richiederebbe almeno 30 anni di lavori che sfocerebbero nella devastazione della bassa friulana e del Carso».
«Per quanto concerne gli ipotetici benefici che potrebbe produrre questa linea - ha specificato Wehrenfennig - si insiste sulla velocizzazione del trasporto delle merci. Si tratta di una considerazione puramente teorica, perché i costi di manutenzione della linea potrebbero essere tali da non essere paragonabili a quelli su strada. Molto più utile sarebbe intervenire sulle strozzature delle linee esistenti - ha concluso l'esponente di Legambiente - operando miglioramenti sui quali c'e condivisione, che costerebbero molto meno e sarebbero effettivamente utili».
«Attendiamo interventi critici da parte di Regione e Comune di Trieste - hanno auspicato infine Predonzan e Wehrenfennig - per dire un no definitivo a questo faraonico e inutile progetto, prima che inizino gli espropri». A questa richiesta si è accodato il Comitato "No tav" di Trieste e del Carso.
Ugo Salvini

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lunedì 2 settembre 2013

«La Regione penalizza ancora Mestre»

02 settembre 2013
LA NUOVA VENEZIA
«La Regione penalizza ancora Mestre»

L’attacco del sindaco dopo l’adozione del Piano territoriale (Ptrc). «È fortemente a rischio lo sviluppo della città»
di Francesco Furlan
Non solo c’è il «rischio di bloccare lo sviluppo di Mestre»: la variante parziale al Piano territoriale regionale di coordinamento (Ptrc) «dimostra una scarsissima attenzione da parte della Regione per la città di Mestre» per i vincoli che impone, e per le grandi opere che estrae dal cilindro dopo che la città le aveva bocciate. Ne è convinto il sindaco Giorgio Orsoni che interviene sul braccio di ferro aperto dalle nuove norme della variante regionale contro le quale Ca’ Farsetti è pronta a dare battaglia con una pioggia di osservazioni, già presentate, e con un ricorso straordinario al Capo dello Stato.
E poco importa che da Palazzo Balbi arrivino segnali di apertura come quello lanciato dal vicepresidente Marino Zorzato, secondo cui, se pur qualche problema di interpretazione delle norme può esserci, no c’è nessuno vuole congelare lo sviluppo della terraferma o arrogarsi il diritto di decedere al posto del Comune. Precisazioni che, per Orsoni, arrivano troppo tardi. «Queste aperture dimostrano che la Regione ha sbagliato, per distrazione o incompetenza, o perché mossa da interessi che non solo quelli della città». E di chi allora? «Di quelli che» dice Orsoni «trarranno beneficio da questa variante».
Una variante che affida la regia alla Regione per ciò che riguarda gli interventi nel raggio di due chilometri da stazioni e caselli, e che vincola edifici considerati, sul piano architettonico, esempi del Novecento, come ad esempio l’ex palazzo delle Poste di piazzale Favretti, simbolo della corrente del “Brutalismo” o il quartiere Circus di Chirignago. Solo due, tra i più significativi, dei 42 edifici vincolati a Mestre dal comitato scientifico del Ptrc, cui se ne aggiungono 20 tra Lido e Mazzorbo, e 36 in centro storico. Vincoli assurdi, secondo Ca’ Farsetti, che su queste aree invece vorrebbe intervenire massicciamente. «Ed è questo il motivo per cui abbiamo presentato le osservazioni» rilancia Orsoni «e facciamo ricorso al Capo dello Stato. Mestre non può restare bloccata». Senza contare che, oltre ai vincoli - e qui entra il campo la questione degli «interessi che non sono quelli della città» - la variante al Piano regionale immagina non solo la sub-lagunare, progetto di cui si discute da decenni, ma anche la Tav in tunnel lungo la gronda, una soluzione già bocciata da Ca’ Farsetti, e una cittadella aeroportuale a Tessersa dietro la quale a Ca’ Farsetti leggono un sostanziale via libera al master plan di Save.
Lo dice a chiare lettere anche l’assessore all’Urbanistica, Andrea Ferrazzi, che proprio oggi sentirà Zorzato per concordare un incontro per affrontare la questione. «L’obiettivo è quello di togliere la pianificazione della zona aeroportuale al Comune per darla al concessionario» dice Ferrazzi «senza tenere conto del percorso fatto fino a qui. Ma tra le scelte assurde del piano c’è anche l’indicazione di Marghera come appendice logistica dell’interporto di Padova, una scelta che si commenta da sola, come se il porto fosse a Padova e non a Marghera».

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domenica 1 settembre 2013

Duello Comune-Regione sull’aeroporto

01 settembre 2013
LA NUOVA VENEZIA
Duello Comune-Regione sull’aeroporto
Il ricorso di Ca’ Farsetti a Napolitano evidenzia due visioni completamente diverse sul futuro urbanistico della città.
 di Alberto Vitucci 
Porto e aeroporto non possono avere mano libera nelle scelte strategiche del territorio, spesso in contrasto con i Piani urbanistici comunali. Un ricorso politicamente pesante quello che il Comune ha presentato al Presidente della Repubblica per bloccare il nuovo Ptrc della Regione. Quasi un duello sulla sovranità del territorio veneziano, le cui scelte strategiche non possono essere affidate a concessionari privati. Polemica frontale, ma soprattutto battaglia sulle grandi scelte che tornano sul piatto. Il nuovo strumento urbanistico approvato dalla giunta Zaia è stato elaborato dall’assessore e vicepresidente Marino Zorzato (Pdl). Rimette in corsa progetti e visioni che l’ultimo Piano strategico comunale (il Pat) aveva accantonato. Come ad esempio la sublagunare (ora prolungata fino a Chioggia!), la cittadella aeroportuale ristretta agli investimenti di Save, la Tav, ferrovia d Alta Velocità di nuovo riproposta con il tracciato in gronda lagunare, bocciato seccamente dai comuni pochi mesi fa.
Due direzioni che si scontrano, dunque. E adesso il Comune ha deciso di fare la voce grossa. Ieri l’avvocato civico Giulio Gidoni ha messo a punto il ricorso che riprende quasi totalmente l’osservazione presentato a poche ore dalla scadenza dal Comune. Si chiedono modifiche pesanti alla proposta urbanistica regionale, soprattutto su grandi opere e progetti strategici. «Abbiamo chiesto che per le grandi navi si parli di Marittima a Marghera, e non di Fusina», dice l’assessore all’Urbanistica Andrea Ferrazzi, «e sull’aeroporto che il nuovo Quadrante preveda anche l’interesse pubblico, non soltanto la cittadella aeroportuale della Save. Bastava che leggessero il Pat». Un piano, fanno capire gli assessori, che la Regione avrebbe cucito quasi su misura per i progetti di espansione della società di Enrico Marchi (la Save) e per l’Autorità portuale di Paolo Costa. Ma il Comune non ci sta. «La Regione vorrebbe imporre la propria visione e le proprie scelte su un territorio a un Comune che ne ha fatte altre», dice l’assessore all’Ambiente Gianfranco Bettin, dando mano in libera in Veneto al consumo di territorio e un devastante impatto ambientale». Tra i casi più clamorosi la sublagunare. Vecchio pallino della Regione, che il Comune ha accantonato. Adesso rispunta addirittura in due tratte, una da da Tessera al Cavallino, l’altra dall’aeroporto Nicelli a Chioggia. Infine anche l’Interporto, con una visione «padovanocentrica» che suona stonata parlando di portualità. «La nostra idea», dice Ferrazzi, «è che Marghera deve diventare centrale nella logistica». Adesso il ricorso, e il Capo dello Stato si dovrà pronunciare. Obiettivo del Comune è quello di ribadire che sul territorio veneziano «le scelte le devono fare prima di tutto i veneziani e i loro rappresentanti».

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http://nuovavenezia.gelocal.it/cronaca/2013/09/01/news/duello-comune-regione-sull-aeroporto-1.7673506