domenica 30 marzo 2014

LA NUOVA VENEZIA
30marzo2014
san donà
Tav, Legambiente attacca Chisso
Lazzaro: «Bocciatura tracciato litoraneo sconfitta per l’assessore»
La bocciatura del tracciato litoraneo della Tav? «Una giusta e pesante sconfitta per la giunta regionale veneta e l’assessore Chisso».
Parole di Legambiente che, commentando la decisione del ministro Lupi di accantonare definitivamente il percorso basso, parla di un’importante vittoria contro il rischio di devastazione del territorio.
«Oggi, dopo una lunga battaglia, possiamo finalmente mettere una pietra sopra lo scellerato progetto disegnato da Regione e Rete Ferroviaria Italiana che, è bene ricordarlo, fino a pochi giorni fa era sostenuto con particolare veemenza dall’assessore Chisso come dal presidente Zaia», commenta Gigi Lazzaro, presidente di Legambiente Veneto, «siamo sempre più preoccupati da questa dicotomica giunta regionale, che dice il contrario di quello che fa fino a quando non viene sbugiardata. Ma in ogni caso siamo ben felici che si siano finalmente resi conto che quel progetto avrebbe portato la devastazione di uno dei pochi tratti di territorio veneto ancora non coperti da infrastrutture pesanti». Per Legambiente resta fondamentale il tema del consenso e del confronto, mancato totalmente nella vicenda del tracciato basso.
«Se dopo questa pesante sconfitta», conclude Lazzaro, «la Regione non avesse ancora capito che l'avvio di un percorso di progettazione di un nuovo tracciato deve vedere coinvolta la società civile, cogliamo l'occasione per ricordare che, al contrario di quanto è stato dichiarato dal ministro Lupi, non esiste alcun consenso del territorio su di un nuovo progetto, peraltro ancora inesistente». (g.mon.)

venerdì 28 marzo 2014

«Subito il confronto con il territorio»

LA NUOVA VENEZIA
28marzo2014
«Subito il confronto con il territorio»
I sindaci del Veneto Orientale: positivo l’abbandono del tracciato litoraneo, ma non si ripetano gli errori del passato
di Giovanni Monforte 
MESTRE. Alta Velocità Venezia-Trieste, i sindaci del Veneto Orientale esultano per la bocciatura definitiva del tracciato litoraneo. Ma in vista della stesura del nuovo progetto, che riguarderà prima l’ammodernamento (stanziato dal governo 1 miliardo e 800 milioni di euro) e poi l’eventuale raddoppio della linea attuale, i Comuni chiedono che si apra subito il confronto con il territorio, per non ripetere gli errori del passato.
«È positivo l’abbandono del progetto di tracciato basso. Ma ora chiediamo di essere coinvolti fin da subito nella valutazione degli aspetti economici e dell’impatto ambientale e sociale della nuova progettazione», commenta Andrea Cereser (Pd), presidente della conferenza dei sindaci del Veneto Orientale e primo cittadino di San Donà, «se i Comuni fossero stati coinvolti prima, non sarebbero state sprecate ingenti risorse per il tracciato basso».
Le sindache di Quarto d’Altino e Roncade, Silvia Conte e Simonetta Rubinato, indicano già il percorso da seguire: «Ci aspettiamo che venga predisposto il progetto preliminare della modernizzazione della linea esistente con il metodo del dibattito pubblico, sull’esempio della Francia», dicono le due esponenti del Pd, «in modo da concertare l’intervento con il territorio, evitando ulteriore spreco di tempo e di risorse».
«Esprimo grande soddisfazione per la pietra tombale posta sul tracciato litoraneo della Tav», aggiunge Gianluca Forcolin, sindaco leghista di Musile, «condivido la posizione del governatore Zaia e lo ringrazio per il grande lavoro svolto. Apprezzo pure le dichiarazioni del ministro Lupi sul riutilizzo produttivo delle risorse risparmiate dal tracciato litoraneo. La buona politica, che ascolta il territorio, porta sempre a soluzioni sensate».
L’unica voce dissonante arriva da Meolo. «Sono preoccupato», spiega il sindaco Michele Basso (Forza Italia), «perché con la soluzione di ammodernamento, o ancora peggio di quadruplicamento della linea esistente, nel nostro Comune si mettono in allarme numerosi cittadini che hanno abitazioni che distano pochi metri dalla linea. Si mettono anche in pericolo gli edifici scolastici che si trovano entro la fascia di sicurezza dei 200 metri dalla linea». Basso ha già riallacciato il confronto con il comitato civico che, nel 2012, aveva raccolto più di 3 mila firme contro l’ipotesi in affiancamento.
«Finalmente bisogna dare atto al ministro Lupi di aver colto l’interesse nazionale in gioco», commenta Paolo Costa, presidente del Porto di Venezia, «adesso si tratta di utilizzare bene il miliardo e 800 milioni e questo dipende dalla definizione di un cronoprogramma serio, che consenta di rispettare gli impegni assunti con l’Europa e ancor più dalla soluzione che verrà trovata per il nodo di Mestre».

La Cia esulta: «Grande vittoria»

LA NUOVA VENEZIA
28marzo2014
La Cia esulta: «Grande vittoria»
Quaggio: «La Regione si è resa conto di quanto era devastante l’ipotesi balneare»
QUARTO D’ALTINO. Sono loro i grandi vincitori della battaglia, durata quattro anni, contro il tracciato litoraneo: gli agricoltori di Cia Venezia, di Confagricoltura e di Copagri che, insieme a Legambiente, hanno dato vita al comitato «L’Altra Tav» e non hanno esitato a scendere in strada con i trattori.
«È una vittoria su tutti i fronti. Le parole di Lupi sull’abbandono del tracciato balneare e sull’ampliamento della linea esistente rispecchiano totalmente la battaglia che stiamo conducendo da anni», commenta Paolo Quaggio, presidente di Cia Venezia, «è importante che la Regione si sia resa conto di quanto fosse devastante per il territorio l’ipotesi balneare». Per Quaggio è stata decisiva la risposta del territorio: seria, responsabile e mai ideologica.
«Ci siamo mossi con compattezza e grazie anche alla collaborazione con Confagricoltura Venezia, Copagri e Legambiente abbiamo richiamato alle sue responsabilità la Regione», conclude il presidente di Cia Venezia, «siamo consapevoli dell’importanza dello sviluppo, della circolazione delle persone e delle merci, opporci tout-court alla realizzazione della Tav sarebbe stato miope. Il nostro era un no a un tracciato con forte impatto ambientale dal punto delle interferenze con la rete idrografica, idrogeologica, naturalistica, senza contare i costi eccessivi e il consumo di territorio agricolo. Continueremo ad accompagnare il progetto anche in questa nuova fase, perché questa vittoria è frutto proprio della collaborazione e del confronto».
Da Roma si fanno sentire anche i deputati veneti. «Ha prevalso alla fine il buon senso. Auspico adesso che “l’altra Tav” divenga presto realtà, dando avvio immediato alla progettazione e realizzazione nella certezza delle risorse disponibili, senza che passino anni come il collegamento della stazione di Mestre con l’aeroporto, il cui progetto era stato deliberato dal Comune di Venezia nel 2004», commenta Michele Mognato (Pd), «è necessario da subito coinvolgere tutti i Comuni interessati per una progettazione condivisa al fine di superare tutte le ulteriori criticità che si possono presentare».
«Questa vittoria crei un precedente per continuare a condividere. L’auspicio è che, per il nuovo progetto, si continui con lo stesso approccio di condivisione con il territorio», aggiunge il leghista Emanuele Prataviera. (g.mon.)

giovedì 27 marzo 2014

Il Pd: Corte dei Conti indaghi su sprechi 8 anni di Tav

LA NUOVA VENEZIA
27marzo2014
Il Pd: Corte dei Conti indaghi su sprechi 8 anni di Tav
Il consigliere regionale Bruno Pigozzo dopo l’annuncio del finanziamento statale di 1,8 mln per il nuovo tracciato: «Paghiamo conto salato per altalena ultimo 8 anni»
VENEZIA. L'annuncio del finanziamento da parte del governo di 1,8 miliardi per la realizzazione della tratta Tav Venezia-Trieste e l'accantonamento dell'ipotesi di tracciato balneare fanno insorgere gli esponenti del Pd. «Speriamo che davvero il tracciato balneare sia formalmente archiviato, anche se attendiamo di vedere prima l'atto ufficiale - commenta Bruno Pigozzo, consigliere Pd e vicepresidente della commissione infrastrutture del Consiglio veneto - Resta tuttavia il salatissimo conto economico provocato dalle posizioni altalenanti delle Giunte regionali venete degli ultimi 8 anni: 1 milione di euro per ogni anno di questa delirante incertezza. Soldi che potevano più utilmente venire impiegati per le innumerevoli emergenze sociali che interessano la nostra regione, e sui quali chiediamo la verifica della Corte dei Conti».
Pigozzo e il Pd veneto contestano al presidente Luca Zaia e all'assessore Renato Chisso l'alternarsi dei diversi tracciati progettuali: prima, nel 2006, la Giunta veneta aveva deliberato il tracciato balneare, ricostruisce Pigozzo; poi a ottobre 2013, dopo l'insistenza pressante del territorio, del PD e del Consiglio regionale - fa notare Pigozzo - Zaia e Chisso hanno cambiato idea adottando una nuova delibera. «Tutto ciò - calcola il Pd - ha comportato una spesa di progettazione con soldi provenienti dall'Europa (3 milioni) e di fonte statale (5 milioni), di cui 3 anticipati dalla Regione stessa».
«Il Partito Democratico nel maggio 2011 - ricorda il vicepresidente della commissione Infrastrutture - aveva commissionato uno studio che dimostrava l'insensatezza di questo percorso dal punto di vista ambientale ed economico, e indicava chiaramente l'alternativa lungo il corridoio tra l'autostrada A4 e la linea ferroviaria esistente, oltre alla bretella di collegamento all'aeroporto. E anche gli enti locali hanno cercato con documenti formali di far comprendere alla Giunta la razionalità del percorso in affiancamento al corridoio autostradale esistente. Neppure il lavoro svolto dal Commissario straordinario, che dimostrava l'esistenza di alternative efficaci, nè la mozione approvata dal Consiglio regionale nel giugno 2012, nè la mia successiva interrogazione - conclude Pigozzo - hanno trovato ascolto. Solo ora Zaia e Chisso sembrano essersi ricreduti».

mercoledì 26 marzo 2014

Tav, nuovo tracciato fino a Trieste. Il governo dà l'ok per 1,8 mld di lavori

 IL CORRIERE DEL VENETO
26marzo2014
Tav, nuovo tracciato fino a Trieste
Il governo dà l'ok per 1,8 mld di lavori
Incontro a Roma con Zaia, Serracchiani, Lupi e Rfi. «Sbloccata la progettazione da Verona a Padova e da Venezia a Portogruaro»
VENEZIA - Il governo dice sì alla Tav Venezia-Trieste. Ne dà notizia il presidente del Veneto Luca Zaia. «Da parte di Lupi - ha spiegato il governatore - è arrivato l'ok a 1,8 miliardi di lavori sulla Venezia-Trieste, che sarà ammodernata così da poter far andare i treni a 200 km all'ora su tutta la linea». Zaia ha incontrato il ministro Lupi a Roma assieme alla collega del Friuli Venezia Giulia, Debora Serracchiani. All'incontro era presente anche il commissario straordinario per la Tav Venezia-Trieste, Bortolo Mainardi, l'amministratore delegato di Rfi, Michele Mario Elia, e il capo della struttura tecnica di missione del ministero alle Infrastrutture, Ercole Incalza.
«Abbiamo deciso di abbandonare il vecchio progetto del 2010 e di sbloccare la progettazione di un nuovo tracciato», ha detto il ministro Lupi. «C'è già il consenso del territorio per il tratto veneto, e presto arriveranno le osservazioni dal Friuli Venezia Giulia». Il ministro Lupi, in pieno accordo con il presidente Zaia, ha quindi chiesto a Rfi di lavorare sul collegamento ferroviario con l'aeroporto internazionale di Venezia.
«Zaia ha quindi evidenziato che i lavori saranno propedeutici a quelli della Tav sulla stessa tratta e partiranno a iniziare dalle parti già progettate con diversi microcantieri. Zaia ha trovato «tonico ed efficiente» Lupi sulla partita della Tav in Veneto. «Dalla riunione - ha detto - noi portiamo a casa lo sblocco della progettazione del tratto Verona-Padova e anche quello del tratto Venezia-Portogruaro, con l'abbandono dell'ipotesi del vecchio tracciato». A breve ci sarà un incontro con il sindaco Achille Variati, per affrontare il nodo del tracciato a Vicenza. «Portiamo a casa anche - ha concluso - lo sblocco della progettazione del tratto fra Venezia e l'aeroporto, che è strategico». 
Link: http://corrieredelveneto.corriere.it/veneto/notizie/politica/2014/26-marzo-2014/treni-200-ora-venezia-trieste-governo-da-ok-18-mld-lavori-2224270218168.shtml

sabato 22 marzo 2014

No al tracciato basso Pressing su Roma

LA NUOVA VENEZIA
22marzo2014
alta velocità contestata
No al tracciato basso Pressing su Roma 
PORTOGRUARO. «Il proseguire dell’iter sul tracciato basso dell’Alta Velocità-Alta Capacità, che all’inizio sembrava dovuto a un semplice difetto di comunicazione tra il dissenso del territorio e le informazioni recepite dal ministero, ora assume contorni inquietanti. Una nuova linea, che andrebbe a incidere sulla gronda lagunare, avrebbe effetti devastanti sull’ambiente». È sconcertato il presidente della conferenza dei sindaci, Andrea Cereser, di fronte alla conferma che sul tavolo della commissione ministeriale di impatto ambientale (Via) c’è tuttora solo il progetto preliminare del tracciato litoraneo della Tav. La notizia è arrivata dal sottosegretario De Caro, che ha chiarito che il percorso alternativo in affiancamento alla linea esistente è ancora allo stadio di studio di fattibilità. «Il ministero interrompa l’istruttoria del progetto sul tracciato basso», è l’ennesimo appello di Cereser, «e Rete Ferroviaria Italiana elabori un progetto di tracciato diverso, valutando innanzitutto il potenziamento dell’attuale linea, come richiesto da anni dagli enti locali».
Oggi il ministro dei Trasporti, Maurizio Lupi, sarà a Mestre per parlare di porto, aeroporto e infrastrutture. «Il pericolo non è scampato. In vista della visita di Lupi», aggiunge il consigliere regionale Bruno Pigozzo (Pd), «è indispensabile fare quadrato e quindi che anche gli esponenti del centrodestra veneto facciano sentire la loro voce per esigere rispetto e massima trasparenza delle procedure». Ma sulla Tav è la Lega a riaccendere le polemiche tra gli schieramenti.
«Il governo si muova per il nuovo progetto come proposto dal commissario Mainardi», attacca il deputato leghista Emanuele Prataviera, «da quanto il Pd è al governo in maggioranza prima con Monti, poi Letta e ora Renzi, questa richiesta è stata congelata».
Giovanni Monforte


venerdì 21 marzo 2014

Tracciato alternativo Tav per il Ministero non esiste

LA NUOVA VENEZIA
21marzo2014
Tracciato alternativo Tav per il Ministero non esiste
Allarme del Pd dopo la risposta del sottosegretario De Caro all’interrogazione «Il percorso litoraneo è stato bocciato da tutti ma a Roma c’è solo quello» 
di Giovanni Monforte
Nonostante più di tre anni di battaglie condotte dal territorio, il contestato tracciato litoraneo della Tav Venezia-Trieste rimane ancora piedi.
Anzi, il progetto presentato da Rete Ferroviaria Italiana (Rfi) nel 2010 è tuttora l’unico in fase di analisi da parte della Commissione ministeriale di valutazione d’impatto ambientale (Via). Davanti alla commissione Via, invece, non c’è ancora il tracciato alternativo, in affiancamento alla linea esistente, che pure Rfi ha predisposto ancora nel 2012 su mandato del commissario Mainardi. Nonostante il favore che quest’ultimo tracciato ha incontrato tra gli enti locali, la proposta è rimasta solo a livello di studio di fattibilità, ancora precedente al progetto preliminare.
«Un grado di approfondimento inferiore a quello del progetto preliminare del 2010 e il suo eventuale affinamento progettuale dovrà essere preventivamente esaminato e valutato dalle competenti strutture del ministero dei Trasporti», ha spiegato il sottosegretario alle infrastrutture De Caro. La novità è emersa ieri in Commissione trasporti alla Camera, dove il sottosegretario De Caro ha risposto a due interrogazioni che le deputate del Pd Simonetta Rubinato e Sara Moretto hanno presentato per conoscere lo stato dell’istruttoria della Tav Venezia-Trieste.
Una doccia fredda, o quasi. «Il fatto che sia stato predisposto da Rfi solo uno studio di fattibilità sul tracciato alternativo e che tale studio richieda un affinamento progettuale solo dopo il suo esame da parte del ministero dei Trasporti, non ancora avvenuto, non è una buona notizia», commentano Rubinato e Moretto, «perché conferma che a oggi in commissione Via esiste ancora un solo progetto, quello litoraneo. Eppure sulla necessità di valutare un’alternativa progettuale si sono espresse a favore le comunità locali, la giunta regionale sia pure tardivamente, il Parlamento, oltre allo stesso Mainardi. Che dobbiamo fare ancora?».
Da qui l’appello al ministero. «Valuti al più presto lo studio di fattibilità predisposto da Rfi perché esso possa poi essere trasformato in un progetto preliminare da presentare al tavolo della Via prima che questa concluda la procedura di valutazione sul tracciato litoraneo e lo invii poi al Cipe», concludono Rubinato e Moretto, «sarebbe davvero uno schiaffo oltre che un danno pesante per il nostro territorio».
Sulla Tav il deputato leghista Emanuele Prataviera ha scritto una lettera a Zaia: «Dobbiamo rifare il progetto», ha esortato, «il territorio non vuole il progetto litoraneo. Serve una nuova progettazione e l’ implementazione della linea esistente».

 

mercoledì 19 marzo 2014

Zaccariotto scrive a Lupi

LA NUOVA VENEZIA
19marzo2014
Zaccariotto scrive a Lupi
SAN DONÀ. Alta Velocità-Alta Capacità Venezia-Trieste (Tav/Tac): la presidente della Provincia, Francesca Zaccariotto, scrive al ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Maurizio Lupi. Nella lettera Zaccariotto ribadisce al nuovo governo Renzi la richiesta d’interrompere l’istruttoria del progetto preliminare del tracciato basso (quello del 2010), il cui iter è formalmente ancora in corso al ministero dell’Ambiente, nonostante la bocciatura dei Comuni. Zaccariotto inoltre «sollecita Rfi a elaborare un progetto preliminare di tracciato ferroviario alternativo, con minore impatto ambientale, da definire anche in base alla crescita progressiva della domanda di traffico, prevedendo prioritariamente interventi sulla linea esistente». La lettera è stata inviata ai governatori di Veneto e Friuli, Luca Zaia e Debora Serracchiani, nonché al commissario straordinario per la Tav, Bortolo Mainardi. (g.mon.)  

Attentati alle aziende della Tav «Le imprese vanno protette»

LA NUOVA VENEZIA
19marzo2014
Attentati alle aziende della Tav «Le imprese vanno protette»
Colpite la Nbc di Torre di Mosto e la Pato di Occhiobello. Nel mirino ora anche l’Anese di Concordia Il presidente dell’Ance, Cavallin: «Chiediamo un confronto con la prefettura e le forze dell’ordine»
di Giovanni Monforte
TORRE DI MOSTO. «Non rimarremo a guardare, reagiremo agli attentati». L’Associazione provinciale dei costruttori edili, l’Ance, chiama a raccolta la società civile per fare fronte comune contro gli episodi di sabotaggio, gli attentati incendiari e le minacce che hanno colpito le imprese, alcune anche del nostro territorio, impegnate nei lavori di costruzione della linea ad alta velocità Torino-Lione.
In Veneto sono due gli attentati incendiari compiuti in queste ultime settimane e la cui matrice sembra riconducibile a gruppi legati alla battaglia No Tav in val di Susa. Il primo di questi è avvenuto a inizio marzo nella sede della Ncb di Torre di Mosto, dove furono rinvenuti due ordigni incendiari collocati su delle grosse trivelle posizionate sul piazzale esterno dell’azienda. Fortunatamente non esplosero, forse a causa della pioggia che potrebbe aver danneggiato l’innesco. Nei pressi dell’azienda furono ritrovate alcune scritte riconducibili proprio alla battaglia contro la Tav.
Un altro attentato incendiario, anch’esso probabilmente legato alla stessa matrice, ha colpito venerdì scorso la ditta Pato di Occhiobello, nel Rodigino, mandando in fiamme cinque mezzi da cantiere. E come se non bastasse circolerebbe su internet anche una black list delle aziende nel mirino dei No Tav, perché impegnate nei lavori in val di Susa. Lista in cui figurerebbe la ditta Anese di Concordia Sagittaria, associata all’Ance di Venezia.
Troppi episodi allarmanti, che hanno spinto l’Ance a manifestare tutta la sua preoccupazione per quanto sta avvenendo. «Non rimarremo a guardare, perché crediamo che situazioni del genere non debbano essere sottovalutate», spiega Ugo Cavallin, presidente di Ance Venezia, «cercheremo quindi un confronto con le forze dell’ordine e la prefettura, per difendere i nostri imprenditori e le famiglie dei nostri lavoratori, altrettanto esposti a un rischio che è il frutto della deriva di un movimento che, almeno in alcune frange, non ha nulla a che vedere con il dissenso democratico. Esprimiamo tutta la nostra solidarietà ai fratelli Anese, titolari di un'impresa che per esperienza, professionalità e qualità, rappresenta una risorsa per il territorio».
Di fronte a questi episodi, per l’Ance è necessario però che sia l’intera opinione pubblica a mobilitarsi e a reagire con fermezza. Ecco che dall’associazione dei costruttori edili arriva un invito all’unità. «L’auspicio», conclude Cavallin, «è che tutta la società civile faccia fronte comune di fronte a episodi di terrorismo che non colpiscono soltanto un’azienda, ma un’intera comunità».

mercoledì 12 marzo 2014

«No Tav pestato», protesta in questura

LA NUOVA VENEZIA
12marzo2014
«No Tav pestato», protesta in questura
Padova, presentata da Sel un’interrogazione parlamentare per le lesioni subite da un militante che accusa la polizia
PADOVA. Attivisti del Centro Sociale Pedro contro poliziotti della Celere. I gruppi antagonisti ieri hanno dato vita ad una manifestazione di protesta davanti alla questura di Padova. Zeno Rocca, 22 anni, di Pescantina (Verona), attivista No Tav già arrestato per gli scontri in Val di Susa, militante pedrino, è stato controllato alla fermata del tram e trattenuto in questura tutto il pomeriggio di lunedì per accertamenti. Da lì è uscito con una denuncia a piede libero per minacce, lesioni, resistenza a pubblico ufficiale e rifiuto di fornire le generalità. Le versioni, però, sono discordanti. Secondo i gruppi antagonisti sarebbe stato picchiato selvaggiamente per strada e trattenuto senza motivo per sette ore in una cella (prognosi di 20 giorni con frattura di una costola). Secondo la polizia invece il giovane sarebbe stato fermato per un normale controllo, bloccato al termine di una violenta colluttazione (due agenti hanno riportato una prognosi di 7 giorni) e accompagnato in questura per gli accertamenti di rito. La vicenda sarà oggetto di un’interrogazione parlamentare di Sinistra Ecologia e Libertà. Quel che è certo, è che il “caso Padova” sta agitando i movimenti del Nordest proprio nella settimana di mobilitazione nazionale contro la repressione.
Lunedì, come ogni giorno, Zeno Rocca si è presentato in questura dove ha l’obbligo di firma. Camminando lungo riviera Tito Livio ha incrociato un mezzo della Celere che stava rientrando. Gli agenti hanno fermato la corsa del mezzo e sono scesi per fermare il ventiduenne. È nata una colluttazione in strada. Di lì a poco è intervenuta anche una volante. Il giovane, alla fine, è stato caricato in macchina e portato in questura, dove è rimasto per tutto il pomeriggio in attesa del disbrigo delle pratiche. Appena uscito è corso in ospedale dove gli è stata diagnosticata una prognosi di 20 giorni per la frattura di una costola, contusioni multiple e un trauma distorsivo rachide cervicale. Un centinaio di attivisti dei centri sociali si sono ritrovati in piazzetta Palatucci, davanti alla sede della polizia. Al microfono hanno denunciato quello che considerano simile ai già tristemente noti Cucchi, Aldrovandi, Uva, Bianzino. Parlavano di violenze, di impunità in divisa. La questura ha organizzato un servizio d’ordine per impedire che la situazione degenerasse. (e.f.)

giovedì 6 marzo 2014

IL CORAGGIO DI SCEGLIERE LA PARTE GIUSTA


IL CORAGGIO DI SCEGLIERE LA PARTE GIUSTA
Grandi Opere come il ponte sullo Stretto di Messina, il MOSE a Venezia, il tunnel del Brennero e l’Alta Velocità per il TAV in tutta Italia solo per citarne alcune, fino a oggi hanno concretamente  prodotto nel nostro Paese distruzione di beni comuni e territori, abbattimento delle più elementari regole della democrazia attraverso commissari straordinari e sedicenti tecnocrati non eletti da nessuno. 
Un cocktail shakerato di imposizioni dall’alto, distruzione ambientale, aumento spropositato del debito pubblico, disinformazione, repressione e militarizzazione di comunità utile alle esigenze di precise lobby politiche e economiche ma completamente indifferente e lontano dalle reali necessità della nostra nazione. 
Un dato su tutti: la faraonica spesa pubblica dissipata dal TAV, associata alla spietata logica del profitto delle lobby affaristiche, alla mafia e a certi politici noti soprattutto alle cronache giudiziarie, ha fatto si che per realizzare solo una parte del Progetto siano stati spesi o impegnati oltre 90 miliardi di euro, tutti usciti o che usciranno dalle casse pubbliche, cioè dalle tasche dei cittadini, mentre  il trasporto pubblico locale che interessa il 90% dell'utenza è stato abbandonato a se stesso.
Lo Stato che poco e male combatte questi fenomeni è solerte nel criminalizzare chi si mobilita quotidianamente e vuole entrare nel merito della pubblica utilità dell’opera.
A noi, così, il nostro Paese non piace e proprio per questo, anche in Veneto, da anni sono nati comitati, gruppi e movimenti cittadini No Tav che con determinazione promuovono costantemente mobilitazioni e pubbliche iniziative di informazione e sensibilizzazione entrando nel merito delle questioni con esperti veri e al di sopra delle parti per denunciare le conseguenze distruttive di uno “sviluppo” errato, privo di regole e di lungimiranza.
Rinunciare a questa grande opera palesemente inutile e dannosa, priva di dati oggettivi che ne dimostri una reale pubblica utilità per il Veneto come per la Val Susa e per tutti gli italiani, consentirebbe di recuperare risorse per la prevenzione e mitigazione del rischio idrogeologico, per un servizio pubblico sanitario migliore, per l’ammodernamento tecnologico della ferrovia esistente oppure per la manutenzione e messa in sicurezza degli edifici pubblici dando lavoro alle tante piccole e medie imprese in difficoltà. O per la scuola messa in ginocchio dall'ultima “riforma” che ha tagliato 8 miliardi di euro in tre anni; quasi la stessa cifra prevista come costo del TAV in versione “balneare” !!!
Decidere sul proprio presente e il proprio futuro, essere protagonisti assoluti delle scelte che riguardano l’ambiente e la salute è un diritto inviolabile che non ci faremo portare via.
Ci chiediamo cosa stia facendo la politica veneta, visto che fino a oggi da Portogruaro a Venezia compresi palazzo Balbi e palazzo Ferro-Fini, non sono mai uscite iniziative volte a creare processi di partecipazione cittadina attraverso un vero dibattito che entri nel merito nella questione Tav con dati, cifre e studi tecnico-scientifici coinvolgendo esperti e tecnici disinteressati.
Speriamo di non essere i soli a provare disprezzo verso il modello Grandi Opere inutili e dannose che produce repressione, frustrazione e violenza.

mercoledì 5 marzo 2014

Attentato a ditta che lavora per la Tav

LA NUOVA VENEZIA
mercoledì05marzo2014

Attentato a ditta che lavora per la Tav
Torre di Mosto. Solo la pioggia ha impedito l’esplosione di due perforatrici. Il titolare: «Non riusciranno a fermarci»
di Giovanni Cagnassi  
TORRE DI MOSTO. «Potevano farci davvero del male». In via Confin, sede della Nuova Costruzioni Brunello, che si trova proprio al civico 1, nessuno ha pensato a uno scherzo di Carnevale di pessimo gusto, neanche per un attimo, nonostante il periodo possa suggerirlo. Lassù qualcuno li odia. A tal punto qualcuno ha pensato di mettere in atto il fallito attentato a Torre di Mosto, paesino al centro del Veneto Orientale, forse gente arrivata da lontano o simpatizzanti dell’area veneta. Saranno le indagini a stabilirlo. Quando un operaio si è accorto lunedì, a metà mattina, che due macchine perforatrici erano collegate a un timer con quattro bottiglie di liquido infiammabile da un litro e mezzo ciascuna, pronto all’innesco, ha subito pensato a qualcosa di gravissimo.
Un attentato. Fallito, per miracolo, perché la pioggia dei giorni scorsi probabilmente ha messo fuori uso il timer. E così, l’ombra delle più tetra intimidazione arriva a serpeggiare perfino nel tranquillo e operoso Veneto orientale, in una zona industriale lontana dal piccolo centro abitato sospeso tra Sandonatese e Portogruarese. Il bersaglio è una ditta che pochi conoscono a Torre di Mosto, e che lavora in tutta Italia e all’estero. Ma soprattutto ha portato i suoi macchinari fino a Bardonecchia, cuore della Val di Susa, al centro di un’aspra contesa per la realizzazione della grande linea ferroviaria che divide l’opinione pubblica e che sta dando dei segnali davvero inquietanti.
Si ritiene che gli ordigni possano essere stati sistemati nel fine settimana, quando l’azienda era chiusa. Un chiaro messaggio del braccio armato dei no Tav, visto che la società cooperativa Ncb di Torre di Mosto aveva da poco riportato in sede dalla Val di Susa le due macchine perforatrici, solitamente utilizzate per le fondazioni. I muri di cinta in via Confin e le stesse macchine sono state imbrattate di scritte contro la Tav, con tanto di firma del braccio armato. La Ncb opera in Val Di Susa, dove sono stati noleggiati diversi macchinari. «Si vede che a Bardonecchia, dove abbiamo lavorato», spiega il titolare dell’azienda torresana, Renzo Tronco, «hanno visto il nostro logo e sono arrivati fino a qui. Un gesto stupido, in fondo, che poteva causare una tragedia. Intimidatori arrivati forse da lassù, persone che vogliono fermare la Tav. Se ne è accorto uno dei nostri operai, ma certo poteva esplodere tutto».
La Ncb è a Torre di Mosto dagli anni ’90. Lavora per lo più all’estero, specializzata nella produzione di macchine perforatrici per cave e miniere. «È demenziale quanto accaduto», dice ancora il titolare, «ma per quello che hanno fatto qualcuno poteva davvero farsi del male, al di là dei danni che un’esplosione avrebbe provocato. Non possiamo fare nulla, adesso, se non avere massima fiducia nelle indagini in corso. Guarderemo avanti, senza paura, pensando al nostro lavoro come facciamo sempre».

“Giacu”, è la firma lasciata sui macchinari
Le indagini stabiliranno se è arrivato un commando da fuori o se si tratta di simpatizzanti della zona
TORRE DI MOSTO. Cinque lettere vergate con lo spray blu, su uno dei macchinari della Nuova Costruzioni Brunello (Ncb) di Torre di Mosto: “Giacu”. Una parola che da queste parti è piuttosto misteriosa ma che in Val di Susa, dove è aperto il cantiere per l’Alta Velocità, conoscono davvero tutti. È lo spirito dei No Tav, lo spirito che - hanno spiegato più volte gli appartenenti al movimento - solo chi è puro di cuore può vedere: è lo spirito che protegge la valle e che da tempo è diventato uno dei simboli della protesta contro il treno veloce. È anche la firma “Giacu” a sottolineare il legame tra il ritrovamento di lunedì a Torre di Mosto e quanto succede in Val di Susa. Due gli “ordigni” confezionati e trovati poco dopo le 10 dai dipendenti dell’azienda. Un primo composto da quattro bottiglie, posizionato su una macchina operatrice per la trivellazione utilizzata dalla Eurosol di Torino nel cantiere sulla Torino-Lione, un secondo formato da tre bottiglie su un altro macchinario non più funzionante, lo stesso sul quale è stata lasciata con una bomboletta la firma “Giacu”.
Bottiglie contenenti gasolio, collegate a timer di cucina, confezionate con cura, tanto che per sicurezza è stato necessario far intervenire il gruppo degli artificieri dei carabinieri da Padova, che hanno provveduto a metterli in sicurezza. Gli ordigni posizionati nel fine settimana potevano davvero esplodere o servivano a cercare di spaventare qualcuno mandando un messaggio di avvertimento? È una risposta attesa, ma che potranno dare solo le analisi tecniche che dovranno essere compiute dai Ris di Parma.
E ancora: a mettere gli ordigni sono state davvero persone riconducibili alla frangia più antagonista dei No Tav? E in questo caso potrebbero essere gruppi arrivati dalla Val di Susa o già attivi nel territorio, dove l’opposizione al progetto dell’Alta velocità è comunque alta ma è sempre stata pacifica? E infine, potrebbe trattarsi del gesto di emulazione di qualcuno che, lasciando quella scritta, vuole screditare il movimento? Sono tutte domande alle quali dovranno cercare di rispondere le indagini, affidate per il momento al Nucleo investigativo dei carabinieri, anche se del caso si sta occupando anche la Digos - con l’obiettivo di fare luce sul contesto in cui l’attentato è maturato. Inoltre, se dovesse essere confermata - al momento la pista più accreditata -la matrice dell’anima No Tav incline alla violenza del caso si occuperà la sezione anticrimine dei carabinieri. Contro l’Alta velocità nelle ultime settimane, sono apparse decine di scritte tra Mestre e Marghera.
Francesco Furlan


martedì 4 marzo 2014

Bombe in un'azienda che produce macchinari per costruire la Tav

IL GAZZETTINO DI VENEZIA
Martedì 04 Marzo 2014
Bombe in un'azienda che produce macchinari per costruire la Tav.
Fallito l'attentato alla Ncb di Torre di Mosto, che ha un appalto per la Val di Susa. Trovate scritte contro la linea ad alta velocità.

di Monica Andolfatto
TORRE DI MOSTO - Ordigni incendiari applicati a due grosse trivelle situate nel piazzale esterno di un’azienda che opera nel settore delle attrezzature per fondazioni speciali. Non sono esplosi, forse a causa della pioggia incessante che con ogni probabilità ha danneggiato l’innesco.
È successo a Torre di Mosto, nel Veneto Orientale alla NCB, Nuova Costruzioni Brunello scrl, impresa specializzata nella produzione di macchine perforatrici utilizzate in cave e miniere. Ma anche per costruire gallerie e trafori come quelli necessari alla realizzazione dell’Alta velocità. E sarebbe proprio questo lo sfondo su cui inquadrare l’attentato fallito dato che la NCB risulta parte attiva nei cantieri in Val di Susa con diversi macchinari noleggiati dalle ditte che si sono aggiudicate i lavori della contestatissima linea ferroviaria.
Da quanto risulta infatti ci sarebbe anche una sorta di rivendicazione precisa collegata al ritrovamento non lontano dalla sede della NCB di scritte inneggianti la lotta contro la Tav. La scoperta dell’incursione, compiuta in questo fine settimana funestato del maltempo, ieri mattina attorno alle dieci da parte di un operaio che ha immediatamente avvertito i titolari e quindi le forze dell’ordine. Sull’episodio stanno indagando carabinieri e Digos e se il nesso con i NoTav venisse comprovato, si potrebbe addirittura parlare di un salto di qualità della protesta nel veneziano finora confinata nell’ambito di proclami scritti fioccati nelle ultime settimane sia a Venezia centro storico che a Mestre.

Le bombe, situate su impianti dismessi, erano composte da quattro bottiglie da un litro e mezzo riempite con liquido infiammabile e collegate con fili di rame a un dispositivo tipo timer, che come detto non è scattato. Tutto il materiale è stato sottoposto a sequestro e inviato ai Ris per analizzare componenti e rilevare eventuali tracce utili all’identificazione di chi li ha assemblato le maximolotov o chi le ha installate. Un’azione tutt’altro che improvvisata portata a termine da persone esperte nel maneggiare e fabbricare congegni dal potenziale esplosivo non certo irrilevante, ma pure informate, visto che il nome della NCB è conosciuto per lo più solo dagli addetti ai lavori.
Nel pomeriggio si sono susseguiti i sopralluoghi e le aree prese di mira dagli attentatori sono state transennate per permettere eventuali ulteriori rilievi scientifici in assenza di contaminazioni esterne. La scelta di collocare gli ordigni su macchine operatrici inutilizzate da tempo fa ipotizzare la pista di un’azione dimostrativa eclatante senza alcuna finalità di danneggiare l’attività imprenditoriale o peggio ferire qualche dipendente.