24 gennaio 2013
IL CORRIERE DEL VENETO
L'EDITORIALE
La vera velocità per il Nordest
Infrastrutture, il sogno e la realtà
Se vogliamo stare nell'Europa che conta dobbiamo ragionare europeo.
La discussione infinita sui grandi corridoi che non arrivano è ancora
viziata dalla idea di Tav (Treni alta velocità) prodotta da un progetto
sbagliato, che risale all'epoca Necci, oltre vent'anni fa. Diventato un
sogno o un incubo, secondo i punti di vista, ma mai metabolizzato dalle
classi dirigenti a Nordest. Nel frattempo l'Europa è andata avanti con
l'apertura ad Est, dal Baltico al Mar Nero, che ha ridisegnato la
geografia economica e relazionale. Coinvolgendo direttamente il Nordest.
Ma tutto questo non si è riflesso nella revisione della strategia
infrastrutturale. Bloccati da sempre in una commedia delle parti, col
Nordest produttivo, che si occupa solo di strade, e Roma ingrata, che
nega la Tav. Mettiamo assieme i pezzi. Il Brennero è una vera priorità,
italiana ed europea. E giustamente procede, al servizio del grande
interscambio merci con la Germania. La Verona-Padova, nella versione Tav
- 300 km/ora - non soddisferà mai le esigenze di connessione passeggeri
delle città venete con la Lombardia.
Bisogna invece ragionare di Alta capacità, quadruplicamento
veloce in affiancamento alla linea storica, 230 km/ora come tra Venezia e
Padova. Aumentano così le tracce a disposizione di passeggeri e merci.
Ma a costi dimezzati rispetto alla Tav. Tra Venezia e Trieste il
progetto della Tav balneare ha bloccato per quasi un decennio ogni serio
ragionamento. Oggi la tratta è sottoutilizzata. La prospettiva di
andare a Budapest attraverso la Slovenia si scontra con la opposizione
di quel Paese, che guarda solo a Nord (Vienna, Praga e Berlino) ma non
ad Est. E compete apertamente col Nordest sui collegamenti col Centro
Europa. Tra Udine e Tarvisio esiste invece una tratta ad Alta capacità,
nuova e inutilizzata da anni. Che si ferma al confine, perché in Austria
i tunnel del Koralm e del Semmering saranno pronti tra un decennio. Ma
allora il corridoio Adriatico-Baltico, new entry della programmazione
europea, «core network 2030», sarà finalmente agibile. Forse prima del
Brennero. E consentirà di raggiungere Vienna, Budapest e Praga. Con
merci e passeggeri.
Questo è lo scenario europeo che interessa il Nordest.
Competitivo e realistico. Al servizio delle economie che crescono. Siamo
pronti a questo? No, fino a che due regioni, Veneto e Friuli, non
comporranno il puzzle delle decisioni che servono. Il Veneto
ridisegnando la Verona-Padova. E, insieme al Friuli, portando al massimo
utilizzo la Venezia Trieste. E predisponendosi per tempo ad un futuro
quadruplicamento, in affiancamento alla tratta storica. Per quando ci
sarà bisogno. Su questo sono chiamate a ragionare le classi dirigenti
del Nordest. Politici, imprenditori e amministrazioni locali, se
vogliono affiancare le imprese che si internazionalizzano. Ma questo va
fatto oggi, non domani. Perché l'Europa che cresce programma a lunga
scadenza. Serve visione strategica condivisa e stabilità di indirizzi.
Come fanno i tedeschi, e i paesi del Nord in generale. Il corredo degli
eletti, in Europa, a Roma, in Regione, deve dotarsi di questi strumenti
se si vuole realmente rappresentare un territorio, anziché perdersi nel
bricolage del consenso, tra campanili e botteghe.
Franco Migliorini
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