La vita e la salute di tutti prima dei profitti di pochi. Fermiamo le grandi navi in laguna e le grandi opere in veneto.
TUTT@ A VENEZIA DOMENICA 16 SETTEMBRE 2012
Il
28 agosto, mentre a Marghera sponsorizza la luccicante torre da due
miliardi di euro di Pierre Cardin, il ministro (dell'Ambiente,
ricordiamolo) Corrado Clini dichiara che è “impossibile”
togliere le grandi navi dalla Città antica e dalla sua Laguna.
Ma
“impossibile” per chi? Impossibile, forse, per i profitti
miliardari delle multinazionali finanziarie che fanno da armatrici o
per gli interessi dei loro agenti in loco, VTP ed Autorità Portuale,
che ammettono candidamente di essere “al servizio delle compagnie
da crociera”. Forse impedire ai giganti del mare di attraversare la
città più fragile del mondo è impossibile per gli appetiti di quel
Consorzio Venezia Nuova che, non pago di aver prosciugato le risorse
cittadine per la costruzione del Mo.S.E., vorrebbe ora aggiudicarsi
anche lo scavo del canale Contorta-Sant'Angelo, regalando alla città
nuove masse d'acqua provenienti direttamente dal Canale dei Petroli.
Sembra
che l'unica cosa impossibile per il Ministro dell'Ambiente sia quella
di risparmiare ai suoi cittadini di respirare veleno, come a Taranto.
“Impossibile” come impedire all'ILVA di uccidere i suoi abitanti
e massacrare il suo territorio.
Allontanare
le grandi navi dalla città invece, non solo è possibile, ma sempre
più necessario. E’ necessario perché la qualità dell'aria di
Venezia rischia di assomigliare troppo a quella di Taranto. Nessuno
può più far finta di non sapere quanto queste grandi navi inquinino
l'aria che respiriamo. Bruciando carburanti pesanti, sporchi, carichi
fino al 3,5% di zolfo, ogni nave emette emissioni pari a quelle di
14.000 automobili contemporaneamente, emissioni che vengono
quotidianamente respirate da chi questa città ancora la vive e forse
non è un caso che Venezia gareggi proprio con Taranto per il
tristissimo titolo italiano di città con più alto numero di tumori
alle vie respiratorie.
Allontanare
i "bisonti del mare" dalla città è possibile e necessario
perché nessuno può più far finta di non sapere quali irreversibili
danni stanno provocando a palazzi e monumenti i continui "inchini"
a Piazza San Marco. Sotto la superficie, calma in apparenza,
trentamila cavalli motore spostano oltre centomila metri cubi d'acqua
alla volta, sgretolando fondamenta e rive e portandosi via ad ogni
passaggio (1398 solo nel 2011) un po' di fondale, approfondendo la
Laguna, sempre più simile ad un braccio di mare e mettendo più in
pericolo la città.
Fermare
lo stupro, allontanare le grandi navi da crociera dalla città, è
necessario anche per garantirne la sicurezza. Ci avevano detto che
questi "gioielli tecnologici" erano immuni da qualsiasi
rischio incidente. Le morti dell'Isola del Giglio stanno lì a
ricordare che così non è. Anche gli ormeggi rotti la sera del 26
agosto a causa del vento stanno ad indicarci che questi enormi
depositi di nafta ambulanti sono tutt'altro che sicuri. Maltempo
improvviso, venti forti, piogge e grandinate violente sembrano essere
sempre più frequenti, sembrano essere la tendenza di un'atmosfera
sempre più provata dai cambiamenti climatici. Quanti ormeggi ancora
si romperanno? Chi ha il diritto di giocare alla roulette russa con
le nostre vite?
Ma
fermare il continuo arrivo di navi significa anche porsi il problema
del limite, possibile e necessario, allo sbarco quotidiano di milioni
di turisti "mordi e fuggi", modello votato al massimo
profitto immediato ed al minimo livello di qualità e conoscenza.
Porre al turismo un limite significa sognare un nuovo modello di
sviluppo, un modello di sviluppo che non privatizzi sempre i profitti
per socializzarne i costi, un modello di sviluppo non votato al
gigantismo, al consumo sfrenato di risorse, di fondi, di servizi.
Significa battere la stessa logica del primato del profitto sulla
vita che il governo vuole imporre a Taranto, fermare tutti quei
progetti, infrastrutturali e immobiliari, che vorrebbero imporre al
territorio veneto un'unica gigantesca colata di cemento, dalla
Pedemontana alla Romea Commerciale, dalla TAV agli inceneritori, da
Veneto City al raddoppio dell’aeroporto di Tessera e l’elenco
potrebbe a lungo continuare.
Grandi
navi e grandi opere che continuano a distruggere beni comuni quali la
Laguna e il territorio calpestando le più elementari regole della
democrazia, attraverso commissari, sedicenti tecnocrati non eletti da
nessuno, competenze affidate a competenze lontane e poteri opachi,
scavalcando il punto di vista espresso dai cittadini, dalle comunità
territoriali e spesso dalle stesse amministrazioni locali. Noi
crediamo invece che sia arrivato il momento per tutti i cittadini di
riprendersi il diritto di decidere sul proprio presente e il proprio
futuro, di essere i protagonisti assoluti delle scelte che riguardano
l’ambiente e la salute.
Per
queste ragioni proponiamo a tutte/i le/i cittadine/i veneziani, alle
associazioni, ai comitati e ai movimenti che difendono l’ambiente,
il territorio e i beni comuni in tutto il Veneto di fare del prossimo
16 settembre – giorno in cui ripartono dalla Laguna le più grandi delle
grandi navi, le MSC Musica, Opera e la Costa Favolosa – una grande
giornata di
mobilitazione e di festa, di convergere tutte e tutti, con ogni mezzo
necessario dalla bicicletta al treno, prima a San Basilio e poi
insieme verso le Zattere e Punta della Dogana, per fermare lo scempio
della nostra Laguna
e di tutti i nostri territori.
Ore15.00 Punta della Dogana - Incontro con il corteo acqueo.
Comitato
No Grandi Navi – Laguna Bene Comune
Intervento No Tav in Stazione Treni a Mestre: http://www.youtube.com/watch?v=h9NAvGfjFmI